Con Black Sabbath, Judas Priest, Motorhead, Iron Maiden, Mercyful Fate e Metallica, i Venom sono per chi scrive tra i dieci gruppi metal più importanti di sempre. Ma sono anche tra i più rivoluzionari di tutti i gruppi rock. I Venom non si sono messi in un filone, i Venom hanno creato un filone. I Venom non sono stati figli, ma solo padri. Come i Motorhead e i Black Sabbath.
Come i Motorhead, i Venom erano inglesi (si formarono a Newcastle a fine anni '70). Come i Motorhead, erano solo in tre (con il bassista che, come Lemmy, cantava anche). E come i Motorhead non avevano nulla a che fare con il movimento della New Wave Of British Heavy Metal; nacquero piuttosto in contrapposizione a esso. Il metal inglese era e per eccellenza si identificava con la NWOBHM: e infatti Motorhead e Venom poco hanno da spartire col tipico metal inglese, il quale darà i suoi frutti maturi con gli Iron Maiden che istituzionalizzeranno l'heavy classico. Invece, Motorhead e Venom anticiparono le principali versioni del metal anni 80: il thrash/speed, il death e il black. I Venom suonavano con la stessa violenza stabilita all'epoca dei Motorhead, ma in atmosfere da Black Sabbath e adottando l'estetica dei Kiss in versione pseudo-satanica. Per questo sono i padri del metal estremo, per giungere al quale dovremmo tuttavia attendere la rivoluzione tecnico-sonora dei Metallica, degli Slayer e dei Celtic Frost, nonché la formalizzazione del black-metal con i Bathory di Quorthon e del death-metal con i Death di Chuck Schuldiner.
Come i Black Sabbath, i Venom si presentarono quale gruppo "a tema". Come nei Black Sabbath, il tema era l'occultismo, il satanismo, la perversione in tale ambito che significava la perversione sul tema della morte violenta e stregata. Come i Black Sabbath, avevano un'estetica e conducevano pubbliche relazioni a dir poco ridicole. Ma come i Kiss, e al livello dei Kiss più che a quello dei Black Sabbath, lo facevano per vendere. Tutte le pagliacciate nei retro-copertina o nei back-stage le facevano per vendere e per vendersi a ragazzini assatanati più o meno cresciuti e fissati; perché per il resto, per la musica, come accade a tutti i grandi gruppi che sanno scindere commercio e arte (è accaduto ad esempio nello stesso ambito ai Mercyful Fate), i Venom erano tutti incentrati sull'esistenza e la seria riflessione. Anche parte dei testi e certe ingenue trovate in fase di registrazione vanno ricondotte all'uso del satanismo come strumento di marketing. Ma anche, ancora più propriamente e più generalmente, a un mezzo per esprimere un fine che, come per i Black Sabbath nonostante tutte le loro trasfigurazioni, era eminentemente legato a considerazioni sulla vita. Per questo, i Venom sono dei classici e la loro arte e quella dei gruppi attuali che ne scimmiottano la musica meno di spazzatura. I Venom ostentavano in continuazione la morte, ma lo facevano per esprimere contenuti riguardanti la vita. I gruppi emuli attuali non esprimono un bel niente. I Venom sono una sorta di Black Sabbath-thrash, così come dei Black Sabbath-power sono i Mercyful Fate. Per i primi come per i secondi, vale la regola di servirsi dei Black Sabbath per l'estetica delle forme, mentre la violenza del thrash e la velocità del power servono per esprimere queste stesse forme in un contenuto complessivo caratterizzato da violenza autodistruttiva. Passando dalla musica e dall'individuo, questa violenza tende a significare una legge cosmica fondamentale. Dal 1980 al 1983 i Venom furono, con i Motorhead, il gruppo più estremo della Terra.
Come per il guardaroba e gli accessori di scena (pugnali, cartucce, asce, bibbie da bruciare, catenacci) i Venom si scelsero soprannomi insulsi e ridicoli (per cose del genere molti amano il metal e molti lo odiano, dimostrando, sia i primi che i secondi, di non capire nulla di tale genere). Come i testi e le varie coreografie e tutti gli altri espedienti puramente estrinseci nascondono contenuti riguardanti la vita di tutti, così questi nomi patetici e meschini presentano musicisti e compositori rivoluzionari e senza compromessi: si consideri che misero in discussione e rinnegarono l'allora ben pagato filone NWOBHM e fecero una nuova "New Wave" metallara che, pur nata nella patria della vecchia, troverà sviluppi all'estero, in America e in Scandinavia. La batteria di Abaddon era devastante come quella di Phil Taylor dei Motorhead e di nessun altro all'epoca (e con quella e per questo padre del thrash-metal dei Metallica). La chitarra di Mantas era potente come quella del Motorhead Eddie Clark, sostituendo però le sue fughe più blues con mitragliate ritmiche (e re-inventando la chitarra ritmica, con la negazione dell'assolo, Mantas è di fatto il primo chitarrista thrash-metal). Il leader, Cronos, è poi una delle personalità più importanti di tutto il metal, giacché sia nel basso omicida, sia nella voce possentemente roca, si rifà a Lemmy, tuttavia tinge questa base con toni mefistofelici e sadico-masochisti; anticipa, infine, di vari anni l'espediente tipico del death-metal: quel ranto catarroso e modulato che diverrà il "growl" (nei posteri quasi sempre noioso), come se avesse un "topo in gola". Cronos è poi il primo cantante metal a non cantare, ma a urlare, spesso incomprensibilmente e, almeno in apparenza, trascurando ogni tecnica così da dare maggior risalto a stati estremi di panico, dissoluzione e dolore. Difficile sopravvalutare la grandezza storica dei Venom. Prima che i Metallica diano il colpo di grazia definitivo, i Venom distruggono secoli di canzoni e melodie, secoli di mancata violenza: violentano secoli di impotenza.
I Venom si meritano un discorso del tutto particolare. Per i loro primi tre classici album il concetto di canzone, ovvero quello della sua qualità di composizione, viene in secondo piano: sono l'esecuzione e i contenuti che emergono da tale esecuzione, a fare la rivoluzione e ad avere un'importanza immane. Dal punto di vista della composizione, poche "canzoni" dei Venom meritano alti riconoscimenti, tuttavia i loro primi tre album devono essere considerati dei classici del rock tutto, rappresentando non solo l'avvisaglia e in parte la prima attualizzazione del metal che verrà (thrash, death, black), ma costituendo già esempi per le varianti di questo allora futuro genere rock. La lunghezza media di un brano dei Venom è di 3 minuti mezzo: come in molto metal estremo; differentemente dall'heavy-metal classico, dallo speed e dal power che hanno tutti brani più lunghi. Non è un caso che la più diretta influenza per thrash e death sia l'hardcore-punk.
Welcome To Hell (1981) 39 minuti, 11 brani.
"Sons of Satan" [3:37] per l'epoca è di già una rivoluzione: i Motorhead più estremi tinti del nero più truce: velocità, potenza, distorsioni. Un brano ancor oggi distruttivo. Suono potente in un effetto fatalista, mortifero e disumano. Urla sguaiate e totali come quelle dei più feroci cantanti negri rhythm and blues o rock n' roll (uno su tutti: Little Richard). I Venom non sono un classico gruppo metal (Judas Priest, Iron Maiden), i Venom fanno un nuovo classicismo metal (thrash) possibile grazie alle conoscenze non solo di Black Sabbath e Motorhead, ma anche e talora soprattutto di MC5 e Velvet Underground (quest'ultimi un'eresia per tutto il rock duro più tradizionale)
"Welcome to Hell" [3:13] razionalizza quel supremo caos precedente; innesta quindi un primo ritornello con un'eco al sintetizzatore poi copiata e ricopiata da tutto il metal avvenire. Infine una voce robotica di donna sorprende ed estranea maggiormente il magma su cui s'innalza un irrefrenabile rullo di batteria. Nessun assolo di chitarra, nessun cedimento di tensione, nessun compromesso, nessuna noia.
"Schizoid" [3:30] è ancora un colpo a testa bassa, da un lato fondando un altro tema poi consueto nel metal (la pazzia come condizione intrinseca al mondo), dall'altro risultando inimitabile per l'atmosfera ossessivamente pregna d'afflato esistenziale. Stupisce per la sincerità delle urla di Cronos, per la sezione ritmica, una delle più naturalmente depresse ed efficaci di sempre. Date queste modalità, cosa si suona passa in gran parte in secondo piano. È una continua folata di relitti dalla distruzione.
"Poison" [4:30] riprende titolo (e non solo) dai Motorhead, dimostrando come la musica di costoro possa piegarsi alla narrazione degli stati più oscuri e apocalittici. È uno sferragliare indomabile di carcasse che paiono non riuscire a dissolversi. Le partiture di chitarra, anche quando sembrano lanciarsi in assoli, in realtà rinnegano questi dall'interno con immani distorsioni, velocizzazioni o rallentamenti sempre comunque all'insegna di una caotica inintelligibilità che sa tuttavia emergere in un granitico e compatto muro.
"Live Like an Angel" [3:58] perdura in un barocco essenziale che soffoca non per inconsistenza ma per troppa consistenza, non perché dice troppo poco, ma perché dice troppo, richiede grande sforzo per essere ridotto, almeno che possa esserlo. Nel mezzo un riff-doom alla Black Sabbath ripreso poi varie volte da vari gruppi metal. Maniacali le armonie della chitarra che diventano disarmonie. Questa, come tutta la vera musica rock, è musica registrata in presa diretta, con mezzi minimi, non solo pienamente adattabile dal vivo, ma anche maggiormente e in miglior modo che in studio.
"Witching Hour" [3:40] consente di notare come solo a causa delle limitate tecniche di registrazione e mixaggio dell'epoca, oggi questi brani siano e allo stesso tempo non siano i più estremi e potenti mai composti. La quintessenza dell'heavy-metal, di due anni in anticipo sui Metallica (e Metallica senza Venom sarebbero impensabili, come i Venom senza i Motorhead). Per eccesso di veemenza e velocità, per eccesso di tutto, potrebbe quasi esperirsi come lentezza o nulla.
"One Thousand Days in Sodom" [4:35] si apre con una pesantissima sguainata di chitarra, continua con il solito ritmo da carro armato della morte secca, senza comunque far calare l'interesse o la partecipazione per un solo attimo. La credibilità e sincerità dei Venom è propria veramente di pochissimi gruppi. Si racconta la realtà con favole horror-sataniche, rendendo quella più allucinante ma non meno tremendamente vera. Tocca al finale la parte sperimentale che, con minimo dispendio di mezzi, i Venom piazzano sempre qua e là se non nell'ossatura stessa dei loro brani e soprattutto nel modo particolarissimo proprio solo dei Venom di suonare: oscure acidità elettriche, ritmiche in putrefazione e voci se orecchiabili per rendere più lacerante la perpetua sordità.
"Angel Dust" [2:39] fa vedere come sia incredibile che mentre i Venom (con titoli e testi come questo) aprano la strada a migliaia di epigoni e pur tuttavia, come solo i grandi, sembrino fare ciò come se non siano stati loro a compierlo, come se la loro missione fosse altra cosa e più importante dell'arte stessa: il messaggio esistenziale appunto.
"In League With Satan" [3:31] è un tribalismo vichinghico valido per ogni epoca, lento quanto pesante: è Satana (o ciò che costui rappresenta) il trait d'union fra le varie età di un'umanità che per quanto possa fare è sempre unicamente Satana lei stessa e nelle mani si Satana stesso. Senza i Venom, i Type O Negative sarebbero impossibili. A confronto dei padri, si capisci quindi perché i figli siano necessariamente inferiori.
"Red Light Fever" [5:14] è il capolavoro finale, è una "Sister Ray" metal: disarmonie, cambi di tempo, estremismi che talora addirittura anticipano quelli immani dei Melvins; i Venom paiono non avere confini, paiono essere stati in grado, anche solo con questo primo album, di aver detto tutto quello che c'era e si sarebbe potuto dire in campo metal: per di più senza inni, forse addirittura senza canzoni: o proprio per questo: hanno detto tutto in quanto hanno dato un pentagramma: pentagramma dal quale non si può prescindere: come le sette note sono presenti in tutte le canzoni così i Venom sono presenti in ogni forma del metal e tanto più essenziali e rivoluzionari quanto, come tutte le cose essenziali e rivoluzionarie, di loro non viene ripreso (solo o soprattutto) un riff, un titolo o un brano, quanto l'arte stessa di fare musica.
Black Metal (1982) 40 minuti, 11 brani.
"Black Metal" [3:40]: il titolo dice tutto, il titolo dice che i Venom non hanno (oltre e in parte il thrash e allo speed) fondato tanto il death (per quello ci sono, dall'86, i Death) ma il black (quello che dall'84 in poi porteranno egregiamente avanti i Bathory), genere più vicino al thrash del death, genere più rock n' roll (del quale non è altro che un'estrema trasfigurazione) e meno industrial, genere meno maniacale e disumano (di solito meno artificioso), più duttile e così più toccante e lacerante (più sincero ed esistenziale: il programmatico rutto del death finisce infatti spesso per apparire gratuito); fermo restando che il black è il padre del death e che il death è solo un'ulteriore esasperazione del dark fino al raggiungimento della non-canzone e della non-intelligibilità dei testi. Il brano in questione trabocca di tremenda e desolante efficacia, sempre potente, sempre senza cedimenti, sempre avvincente nella sua perdizione. Suprema prova di Cronos alla voce: nel finale rimane pressoché solo a martoriare quegli ultimi brandelli d'universo rimasti dopo la furibonda carica sonora che ha preceduto. Questa canzone e quelle che seguono fanno del presente l'album più perfetto dei Venom e più esemplare: e perciò però meno sperimentale. Serva questo a dimostrare che tutti e tre i primi album dei Venom e per ragioni diverse (come la rivoluzione, l'istituzione e l'elaborazione) richiedono la massima attenzione.
"To Hell and Back" [3:00]: siamo per l'ennesima volta dinanzi a un episodio mastodontico; addirittura orecchiabile: più sentimentale e meno programmatico (come sempre è la sperimentazione), dunque. Brano lento per i canoni dei Venom, dove ancora la chitarra assurge ad un'originalità veneranda e in parte insuperata per il metal (sembra di sentire le distorsioni più acerbe ed essenziali di Reed messe a fondere nel metallo).
"Buried Alive" [4:16] conferma lo stato di calcolattissimo invasamento della formazione: per i Venom tutto appare facile: fanno e disfanno un genere, comunicando contenuti esistenziali immani ed estremi, come se fosse di quanto più naturale: segno della grande sincerità, della grande ispirazione, passione e coinvolgimento dei tre. I Venom paiono ignorare la musica; e di questa servirsi come colonna sonora o addirittura comprimario; il fatto è che mentre fanno così apportano alla musica popolare una rivoluzione irreversibile. Ancora un brano lento, oscuro come e più dei Black Sabbath, eppure maggiormente acerbo, epidermico: più cosmico ed estremo, più materiale che allucinato o stregonico.
"Raise the Dead" [2:45] aumenta solo un po' la velocità, è la profondità e oppressione quello che conta in questi ultimi tre brani. Il verso "ashes to ashes, dust to dust" con la relativa melodia sarà copiato dai Metallica.
"Teacher's Pet" [4:41] torna alla violenza Motorhead, anche se prima ricondotta a un ritornello e poi allungata in un caotico assolo; frattanto intermezzi di voci da brigata vichinga; poi riparte con tutta la deflagrazione e irrefrenabile decisione di una dinamite che scoppia.
"Leave Me in Hell" [3:33] è tipico della stampo Venom, è Motorhead, è estremo, è trascinante, e cupo e irrimediabile, recita "I don't wont to be born".
"Sacrifice" [4:27] costipa nel ritornello del titolo una pesantissima violenza, semplificando e dando un centro a composizioni che di solito, come nei Venom più artistici, non ne hanno; vista l'immediatezza e semplicità sarà un modello per ogni futuro gruppo metal.
"Heaven's on Fire" [3:40]: inizia con un lungo grugnito e poi mostra come questi siamo brani registrati pressoché in presa diretta: è un live, e comunica tutta la disperazione e l'inevitabilità della morte. Per quella tragica strategia di vita fatta di amara e violenta ironia sui propri mali, da questo brano vi attingeranno particolarmente i Megadeth. Fondamentale, ancora una volta, la chitarra che sempre in sottofondo come asfissiata stride e mormora riff su riff che quando sono intelligibili fanno la storia per il metal futuro.
"Countess Bathory" [3:44] è il miglior brano di quest'album e il miglior brano dei Venom (altro fatto è che i Venom migliori non siano quelli dei brani, ma quelli rumoristi che trovano ampio spazio nel primo e terzo album). Brano infernale e nostalgico, brano maledetto e compassionevole, rabbioso, deflagrante, melodioso: l'unico brano d'amore dei Venom, amore devastante e devastato, ma certo non privo di commozione, sensibilità e trascendenza. La voce di Cronos si qualifica tra le più espressionistiche di sempre. È squarciata, urla malamente, ma per chi sa vedercela nasconde sensibilità che la maggior parte dei cantautori si sognano.
"Don't Burn the Witch" [3:20] è ancora alta scuola metal: bastino i due riff di chitarra iniziale: distrutti e tracotanti assieme: vi si baseranno un po' tutti. Quindi il brano continua con dei Motorhead imbrigliati per il troppo dolore, per la troppa disperazione e definitiva impotenza. Cronos fa paura o commuove non perché urla terrificantemente, ma perché le sue urla non possono non apparire sincere e reali.
At War With Satan (1983) 39 minuti, 6 brani.
"At War With Satan" [20:01] è il primo esempio di suite metal della storia (già ci avevano provato i Rush in 2112, ma il loro era più che altro hard rock progressivo). È il migliore esempio. Pochi brani rock oltre i 4 minuti riescono a non annoiare. Questo brano è fra quei brani rock in grado di toccare la vetta dei 20 minuti senza cedimenti, divagazioni, perdite di tempo o d'interesse. Sempre violento, sempre veloce, sempre diverso, sempre oltre il limite dell'umana sopportazione del dolore. Quest'epopea, questa immolazione del cantante dei Venom, è una fucina imprescindibile per chiunque voglia fare metal. Un album a sé. E un album superiore a quanto abbiano mai fatto in tutta la loro carriera gruppi come i Type O Negative che, una decade dopo, hanno tentato di riproporne i valori e le forme. Sintesi originale di Motorhead, Black Sabbath, MC5 e Velvet Underground. Pochi altri gruppi metal possono vantare siffatte e apparentemente inconciliabili referenze.
"Rip Ride" [3:08] è ancora un eccesso Motorhead con una sezione ritmica particolarmente deflagrante e le urla di Cronos quanto mai scorate (richiamate dai Metallica di "Whiplash"). Le partiture delle chitarre (che propongono stranamente scale funamboliche) sono tra i primi esempi di speed metal della storia.
"Genocide" [3:58] non concede respiro e si abbatte su quanto fosse ancora rimasto o in piedi o vivo. Ancora una volta melodie diverse, ancora una volta nessuno spazio per la noia, ancora un tessuto imbevuto di vita dannata e condannata, ancora un cappio pronto a strozzare: il tutto nella medesima soluzione di violenza.
"Cry Wolf" [4:18] è uno strano e originalissimo lamento epico: le stesse chitarre ritmiche e acide, la stessa sezione ritmica di piombo e oscurità, la stessa voce mostruosamente umana, riescono in quello che accade solo ai classici: a far sembrare sempre diverso il medesimo, essenziale ed esiziale, messaggio. La creativa prolissità del brano lascia spazio addirittura ad accenni Iron Maiden, costipazioni industrial e barlumi di un molto sui generis hard-rock.
"Stand Up (And Be Counted)" [3:28] ad un tessuto strumentale che prelude già il doom metal, combina la potente e roca gola di Cronos i cui voli di tonalità non possono che designarlo come il David Thomas dell'heavy metal, del black-metal.
"Women Leather and Hell" [3:19] rende innocue quelle che saranno le impennate ritmico-melodiche dei Megadeth. I Venom continuano a dimostrare di essere tra i pochissimi gruppi fondamentali per il metal. Che non solo il pubblico, ma anche la critica non si sia accorta di questo, può far solo scoraggiare.
"Aaaaargghh" [2:21] trutt'altro che uno scherzo, è una sperimentale e cannibale metal-fusion: tra ritmi disco, urla death, pestaggi thrash. Summa della levatura tecnica e compositiva dei Venom.
Nel 1983 i Venom danno il loro ultimo capolavoro. Nel 1983 l'eredità dei Venom viene raccolta dai Metallica, che portano alle estreme conseguenze il thrash di Motorhead e Venom, e a forza di evolverlo inventano lo speed, segnando così il pressoché definitivo approdo dell' heavy metal.
Quando i Venom tornano sulle scene nel 1985 (Possessed) non sono più gli stessi: nel senso che il mondo non è più lo stesso, dopo che loro hanno contribuito a cambiarlo, dopo che loro hanno generato i Metallica. Nel 1987 Calm Before The Storm (senza il chitarrista originario e con il brano che è tutto un programma a posteriori: "punk-metal", cos'altro è, il thrash?), nel 1989 Prime Evil (con il solo batterista a tenere la bandiera Venom), nel 1991 Temples Of Ice, nel 1992 The Waste Lands, testimoniano solo che il passaggio da padri a nonni inevitabilmente rende o ridicoli o inutili. Resurrection (2000), Beauty And The Beast (2000) si commentano da soli e in questo senso danno la certezza nella vaticinazione circa il giudizio su Darkest Hour (2004).
Su Metal Black (2006) si segnalano l'opener "Antechrist", groovy, trascinante e devastante, come del resto anche "Burn In Hell", "House Of Pain" e "Rege Satanas", tutte canzoni spontanee, coinvolgenti e fluide con i Venom che girano e marciano a pieno regime. Ma il resto della tracklist ha un piattume di fondo che non permette all'album di spiccare completamente il volo. La colpa va fatta ricadere indubbiamente su quei brani che nelle migliori intenzioni dovrebbero proferire angoscia, dolore e oscurità, ma che invece finiscono solo per annoiare risultando in fin dei conti dei semplici riempitivi.
Evidentemente il solito e profondo cambio di formazione ha rovinato tutto nuovamente, Cronos è sopravvissuto stavolta, e sarebbe sbagliato non sottolineare come ancora adesso la sua voce emana zolfo che è un piacere, ma un buon disco non è solo questo, è l'insieme di tanti fattori che qui spesso non riescono a convergere. A qualche fan piacerà questo ritorno a sonorità antiche, anche grazie a una produzione sporca, profonda e potente, ma Metal Black non riesce nè a far tornare un passato che non c'è più, né a rinverdirlo.
Contributi di Andrea Benedetti ("Musicboom")
Welcome To Hell (Combat, 1981) | 8 | |
Black metal (Combat, 1982) | 7,5 | |
At War With Satan (Combat, 1983) | 7 | |
Possessed (Combat, 1985) | ||
Eine Kleine Nachtmusik (Dead Line, 1985) | ||
Calm Before The Storm (AJK, 1987) | ||
Prime Evil (Maze, 1989) | ||
Tear Your Soul Apart (1990) | ||
Temples Of Ice (Under One Flag, 1991) | ||
The Waste Lands (Under One Flag, 1992) | ||
Cast In Stone (Steamhammer UK, 1997) | ||
Resurrection (Steamhammer, 2000) | ||
The Court Of Death (Receiver, 2000) | ||
Official Bootleg (Thunderbolt, 2002) | ||
Beauty And The Beast (Dressed To Kill, 2000) | ||
Darkest Hour (Castle, 2004) | ||
Metal Black (Sanctuary, 2006) |
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