Maurizio Blatto - L'Ultimo Disco Dei Mohicani

Autore: Maurizio Blatto
Titolo: L'ultimo disco dei Mohicani
Editore: Castelvecchi
Pubblicazione: 2010
Pagine: 228
Prezzo: 15 euro

blatto_libroNon vi racconteremo mai che cosa diavolo stesse cercando quel giorno Sborrovich in un disco introvabile dei Kool & The Gang. Qualcosa comunque di molto importante. Né del resto potremmo svelarvi le ragioni precise che spinsero il misterioso cameriere sardo a fuggire o perché, se foste andati a casa di Ciabattation, lui avrebbe insistito così tanto nel farvi andare a lavare le mani nel suo bagno. No, non staremo di certo a spiegarvi perché Dimitri dovesse sdraiarsi proprio .
Non siamo infatti così maligni da volervi rubare il sottile piacere di un memoir (chiamiamolo così, va’...) esilarante e francamente irresistibile come “L’ultimo disco dei Mohicani”. Spulciatela, dunque, e godetevela, quando e come piace a voi, la galleria di ritratti e storie mirabolanti  che compongono questa comedie humaine osservata attraverso scaffali ricolmi di vinili in ordine alfabetico.

Maurizio Blatto è una firma storica del giornalismo musicale italiano, collaboratore di lungo corso di "Rumore" nonché, ebbene sì, venditore di dischi. In questo suo libro d’esordio (ma, a questo punto, ci auguriamo che ne arrivino presto degli altri), "Backdoor", il suo negozio a Torino, diventa l’ombelico di un mondo vorticante, fatto di vezzi, vizi, manie, felicità, disperazioni, brandelli scomposti di vita pulsante, tutti rigorosamente imperniati su un unico motore immobile o causa finale che catalizza forme di desiderio infinito: la musica. O meglio: la musica contenuta in quegli oggetti che, fino a prova contraria, ci permettono di ascoltarla, ovvero i dischi. Soprattutto vinili, non serve nemmeno aggiungerlo.
Dalla specola del suo bancone ingombro di nuovi arrivi da spacchettare, Blatto traccia un’astronomia sommaria di questa nostra passione esclusiva, a metà tra il feticismo compulsivo e l’amore assoluto, enunciando alcune delle leggi e dei postulati meccanici che la muovono. Si va così dalle più varie strategie di occultamento per eludere il controllo poliziesco di mogli indispettite (che non possono né vogliono capire), a gustosissimi profili piscopatologici delle maggiori tipologie di collezionista in circolazione (soul, funky, prog, punk...).

Grazie alla sua penna sottilissima e arguta, da fine trattatista sempre partecipe dei fenomeni descritti, Blatto srotola un vero e proprio bestiario umano, indeciso tra l’antropologia più tragicomica e il romanzo nazional-popolare, che diverte ma che anche fa riflettere (e non poco). Nelle sue mani, infatti, i dischi diventano strumenti con i quali decifrare la grammatica convulsa delle nostre emozioni più pure, armi narrative potentissime che permettono di ricostruire i mutamenti meno vistosi di una società (e non solo, di certo, quella dei consumi), così come l’evoluzione imprevista dei tessuti di relazioni che tengono insieme una comunità (memorabili le rievocazioni della vita di quartiere attorno al negozio, che peraltro sorge a ridosso dell'affollata piazza del mercato).
Tutto questo sempre e comunque partendo dal rapporto ineludibile che ciascuno di noi, da sempre, intrattiene con la musica che ama. Perché su ogni disco impilato non si deposita solo la polvere del tempo che passa ma anche, e soprattutto, ciò che quel tempo lo ha riempito in ogni suo attimo irripetibile, ovvero, inevitabilmente, le nostre vite. Non è infatti soltanto la musica che ci dà emozioni ma anche noi che doniamo di continuo le nostre emozioni alla musica, in uno scambio reciproco che si fa sempre più inestricabile.

Blatto gratta e raccoglie un po’ di questa sostanza affettiva rimasta imprigionata nei solchi dei suoi dischi (che sono anche i nostri) e ne ricava una deliziosa materia narrabile. Che aspettate allora? Andatevi a leggere questo libro, non prima però di aver piazzato il vostro vinile preferito sul piatto.