Capo Plaza

Capo Plaza

C’è stato un periodo in cui Luca D’Orso, salernitano nato nel 1998 e meglio conosciuto come Capo Plaza, ha attirato su di sé l’attenzione della scena e degli appassionati, soprattutto i giovanissimi suoi coetanei. Esordisce su YouTube nel 2013 con “Sto giù”, ancora in pieno stile hardcore-hip-hop, poi collabora con Sfera Ebbasta per “Tutti i giorni” (2014) ed è già in piena trap, nella sua versione più aggressiva e intransigente. I video rappresentano un ottimo esempio dell’estetica della prima trap italiana, influenzata dagli Usa e dalla Francia.

Con “Sulamente Nuje” (2016), insieme al concittadino Peppe Soks, scrive un adrenalinico ma breve street-album in dialetto che fotografa una trap ancora grezza e violenta. Firma per la Sto, l’etichetta fondata da Ghali, e fa montare l’hype con tre brani etichettati come “allenamento”: il secondo è triplo platino, il terzo doppio. Sono brani che evitano il dialetto, ripuliscono la produzione semplificandola e mettendo il rapper in primo piano, ammorbidendo il flow e sfruttando l’autotune per aumentare il peso della melodia. Buona parte della maturazione è da attribuire al producer Ava, che ha trovato il vestito ideale per il suo flow cantilenante.

La svolta arriva con “Giovane fuoriclasse” (2017, triplo platino e oltre 100 milioni di views su YouTube), trap imbevuta di autotune, dalla base ipnotica con uno cambio di velocità iniziale e il beat martellante pervaso dai sub-bass. Questo modello è molto seguito dall’album “20” (2018, quadruplo platino).

Il secondo album si chiama “Plaza” (2020, doppio platino), un titolo che sembra voler suggerire che è questo il vero esordio del trapper. Il successo è buono ma evidenzia una flessione dell'interesse del pubblico. “Hustle Mixtape” (2022) cerca di tornare verso la trap degli esordi. "Ferite" (2024) racconta di vittorie e sconfitte con un mix di trap e pop-rap.

(Antonio Silvestri)

Capo Plaza