Piotta

Piotta

Piotta è il nomignolo con cui diventa famoso Tommaso Zanello, classe 1973, rapper molto vicino ai Colle Der Fomento, protagonista dell'esperienza Taverna VIII Colle e poi attivo sia con il collettivo Roma Zoo che, più significativamente, con Roba Coatta.
A fine millennio, quando ormai l'hip-hop italiano è passato dalle posse al mainstream e cerca disperatamente un futuro, il caso di Piotta è significativo per leggere lo stato della scena. Eletto mc dell'anno da "Aelle" nel 1998, quindi incoronato dal purismo hip-hop come astro nascente, diventa inaspettatamente celeberrimo con un pezzo pop-rap coloratissimo, deliziosamente kitsch e sgraziatamente romanaccio come il disco di platino "Supercafone" (1999), accompagnato da un video imperdibile ed esilarante dei Manetti Bros. Il corto-circuito fra underground e nazional-popolare tocca il nervo scoperto della contraddizione, presunta e tutta nostrana, fra rap di qualità e rap di successo. "Comunque vada sarà un successo" (1998), l'esordio di Piotta, è un concentrato di funk e citazioni della pop culture, una miscela di estetica trucida veicolata da un rapper tutt'altro che ingenuo, supportato da Dj Squarta (Cor Veleno) e il calabrese Turi. Un album che gioca con il dialetto, sogna l'America e suggerisce una connessione inaspettata: il cinema dei poliziotteschi e delle commedie sexy è il tramite, insieme all'hip-hop, per unire la borgata romana a New York. Tommaso Zanello veste i panni del "supercafone", ma tolta la maschera si rivela un cultore dell'hip-hop di tutto rispetto. Riedito dopo il successo estivo di "Supercafone", diventa motivo di odio e dileggio, fino ad appiattire il personaggio sulla persona. Disconosciuto dagli estimatori, Piotta non aiuta ad emanciparsi dall'immagine di one-hit wonder con "Democrazia del microfono" (2000), "La grande onda" (2002). Vira verso il pop-rock con "Tommaso" (2004), che usa il rap come pretesto. Partecipa a Sanremo, diventa famoso inaspettatamente in Giappone con "Supercafone", pubblica il suo primo (ma non ultimo) libro. Torna con "Multi Culti" (2007), più vicino all'hip-hop, sceglie ancora il pop-rock, con punk e ska aggiunti sul modello degli ultimi e ruffianissimi Articolo 31, con il breve "S(u)ono diverso" (2009) e poi con il più politicizzato "Odio gli indifferenti" (2012), il suo miglior tentativo crossover rap-rock, con ospiti Di Giacomo (!), Capovilla e Rancore, nonché la divertente hit "Piotta è morto". Diventa sempre più impegnato nel sociale, collabora con numerosi artisti italiani e stranieri, approda al teatro e trova il tempo, chissà dove, anche per "Nemici" (2015; con "7 Vizi Capitale" feat. Il Muro Del Canto), altro capitolo crossover, e "Interno 7" (2018), più intimista e vicino a spunti trap-pop e it-pop. Il decimo album della carriera è il più dolente: "na notte infame" (2024) racconta della morte del fratello Fabio.
(Antonio Silvestri)

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