Era ora, finalmente! Qualcuno si è deciso a smuovere le acque e a porgere un serio omaggio al più grande dei tesori nascosti della musica italiana: Enzo Carella. Dimenticato in vita, dimenticato anche dopo il suo triste decesso, il cantautore romano merita una seria riscoperta che porti all'attenzione del grande pubblico un modo di fare musica che già nel 1977 era totalmente proiettato nel futuro. Prova ne è la stima che raccoglie da molti artisti della scena musicale (e non solo) contemporanea, la cui musica spesso riecheggia proprio quella di Carella (Colapesce/Di Martino, per citarne due a caso, ne sanno qualcosa).
Con l'aiuto dei calambour linguistici di Pasquale Panella, gli album di Carella sono di quanto più raffinato e, a tutt'oggi, moderno la musica italiana abbia prodotto. Una sorta di mix tra il Battisti della seconda metà dei 70 (lo stesso Battisti che conoscerà Panella proprio grazie ai dischi di Carella), atmosfere prog-funky alla Steely Dan, canzoni suonate con una perizia da capogiro e super-hit mancate ("Fosse vero", "Malamore" e molte altre...) che ancora oggi ci si chiede cosa sia andato storto. Non era possibile che Carella non raccogliesse un successo smisurato, eppure così è stato.
A farsi carico di riportare la sua musica sui palchi ci pensa Avincola, cantautore con alle spalle una solida carriera, che vanta, tra le altre cose, una partecipazione a Sanremo, il plauso di Morgan (che lo ha definito uno dei più bravi cantautori della scena contemporanea) e una collaborazione proprio con Panella per un testo del suo ultimo album. Ecco quindi che i fili si riannodano e Avincola è pronto per fare assaggiare a coloro che la conoscono, come ai tanti che ancora la ignorano, la musica di Enzo Carella.
In attesa del debutto live a Roma il prossimo 1° marzo, ad Avincola la parola affinché ci racconti di questa ammaliante avventura.
In quale occasione hai conosciuto la musica di Enzo Carella?
Ho sempre subìto il fascino degli artisti che sono rimasti intrappolati nell'ombra. Sono uno studioso che ama intrufolarsi in ricerche di questo tipo. Sapevo quindi chi fosse, ma devo dire che la curiosità di indagarlo a fondo è nata durante la mia partecipazione al Festival di Sanremo 2021, quando molti scrivevano che c'era una certa somiglianza tra me e lui e questo mi divertì parecchio.
Lo hai mai incontrato di persona?
Purtroppo no, ma ho il piacere di incontrarlo tutte le volte che ascolto i suoi brani. Il bello di chi scrive canzoni – o fa arte in generale – è che può vivere e incontrare chiunque, ogni volta che qualcuno osserva o ascolta le sue opere.
Com’è uscita fuori l’idea dell'omaggio?
Anni fa realizzai il primo e unico docu-film dedicato a Stefano Rosso, da lì in poi è partita la mia passione (quasi ossessione) per gli artisti dimenticati. Quando ho scoperto Enzo Carella, mi è nata dentro una specie di rabbia per il fatto che se ne parli ancora troppo poco; una sensazione molto simile a quella che provai per Stefano Rosso che ho voluto trasformare in qualcosa di positivo.
Come vi trovate, tu e la tua band, a suonare Carella?
È più complicato di quello che si crede. Accade un po' la stessa cosa con Battisti. I brani sembrano molto orecchiabili ma quando li suoni, soprattutto per quel che riguarda gli arrangiamenti, capisci la piacevole complessità che si muove al loro interno. Cerchiamo di attenerci alle parti originali per un discorso di rispetto compositivo ma ognuno di noi colora e reinterpreta a modo suo le canzoni.
Come si svolge il concerto? Solo musica o anche storie?
È a tutti gli effetti un concerto con la mia band dove però, a seconda dei luoghi che andiamo a toccare, ci sono diversi ospiti che raccontano la loro passione o la loro storia con Carella. Per esempio, nel caso di Roma: Maccio Capatonda, Maurizio Guarini dei Goblin e Ivan Talarico, con gli inserti audiovisivi a cura di Timisoara Pinto e Gino Castaldo. Per il futuro mi piacerebbe diventasse proprio un vero spettacolo.
Cosa, a tuo avviso, rende la musica di Carella ancora così moderna?
Questa è una bella domanda ma molto difficile. Ognuno ha un concetto personale di modernità e contemporaneità. Carella oggettivamente ha portato il funky all'interno della forma-canzone italiana per primo, quindi ne è stato a tutti gli effetti un precursore. Questa voglia di spingersi oltre un confine si percepisce, quando lo ascolto ho la sensazione di sentire una canzone che è stata scritta domani.
Come giudica Panella oggi il periodo con Carella?
L'unico artista con cui Pasquale Panella ha collaborato dall'inizio alla fine è proprio Enzo Carella. Tra loro, mi raccontava Pasquale, c'era un forte e profondo legame. Hanno iniziato insieme a camminare nel mondo della musica. Chiamarono Panella per proporgli di scrivere le parole di “un ragazzo che scrive bellissime musiche ma senza testi”. Non credo che Pasquale ami particolarmente reimmergersi nel passato - è un fuoco che arde in continuazione, sempre stimolato a creare nuove idee nel presente - ma le volte in cui ha accarezzato i ricordi di Carella lo ha fatto con estrema delicatezza.
Quale è il tuo album preferito di Carella?
Mi piacciono davvero tutti, ogni suo disco ha un alto livello di sperimentazione musicale che esplode con le parole meravigliose di Panella. A proposito di parole, credo che il primo album “Vocazione” sia il più ispirato.
Hai incontrato suoi musicisti, conoscenti ecc.? Ti hanno raccontato aneddoti interessanti su di lui?
Ne sto incontrando diversi. Maurizio Guarini per esempio, tastierista dei Goblin, mi ha raccontato di quando Carella andava a casa sua per provinare quella che sarebbe diventata "Barbara", la canzone che portò a Sanremo nel 1979.
Tanti artisti della scena italiana attuale lo stimano
Certo! Per esempio Riccardo Sinigallia, Colapesce, Calcutta, Dente. Siamo in tanti e questo è molto bello.
Tra gli estimatori c'è anche un insospettabile come Maccio Capatonda.
Sì, Maccio ha una forte passione per Carella. Lo cercava per inserire una sua canzone in un suo film ma Enzo stava già male e purtroppo di lì a poco ci avrebbe lasciato. Mi incuriosisce molto anche il legame artistico che probabilmente potrebbe essere scaturito da questa reciproca visione surreale del mondo.
Avincola e Carella, cosa lega la tua musica alla sua?
La mia scrittura è abbastanza differente, anche se un legame c'è e lo trovo nel suo approccio sincero verso la musica. Poi nel brano "Barrì" - che dà il titolo al mio nuovo album – le parole sono proprio di Pasquale Panella.
Prossime date e prossimi progetti legati a questo omaggio?
Le prossime date sono:
Roma – 1 marzo: L'Asino Che Vola
Pesaro – 10 aprile: Spazio Webo
Milano - 11 aprile: Apollo
Torino – 12 aprile: Cap10100
Consiglio però di seguire costantemente i miei social perché presto ne arriveranno altre. Per quello che riguarda i progetti futori, sono aperto a qualsiasi cosa possa essere sinceramente tesa alla riscoperta di questo grande artista e del suo incredibile repertorio. Forse ho già qualche idea...
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