Iniziamo con un classico. Com'è nato tutto? Quando hai capito che volevi essere un musicista? Come hai mosso i tuoi primi passi nella musica?
Sono entrato nella musica senza pensarci molto, forse più per caso all'inizio. C'era un pianoforte nella nostra casa, e quindi ho suonato un pochino. Ho iniziato a scrivere "canzoni" quando ero un teenager. Erano solo parole e voce. Poi è arrivata la chitarra.
Come descriveresti la tua musica?
Quando ascolto la "mia" musica non sento niente che io possa descrivere - sento solo dove voglio migliorare o cambiare!
Nei tuoi album fai un ampio utilizzo della chitarra acustica, e tra le tue influenze sono stati citati alcuni grandi chitarristi della musica folk sudamericana, come il brasiliano Baden-Powell e l'argentino Atahualpa Yupanqui. Come hai scoperto quel genere di musica? E come ha influito sul tuo songwriting?
Ho scoperto questi artisti in dei negozi di musica grazie alle cover dei loro dischi. Ho visto delle foto di questi personaggi, uomini più vecchi di me con facce vissute e chitarre alla mano. Quelle immagini mi affascinavano... e i loro stili alla chitarra sono unici. Questo influisce perché impari a conoscere l'artista meglio quando il suo "stile" gli appartiene.
Sin dai tuoi esordi, hai ricevuto ampi consensi per le tue canzoni e la pubblicazione della tua prima collezione di brani, il mini-album "Meanwhile In The Park", ha ricevuto numerosi feedback entusiastici. So che il release digitale di questo album era stato caldamente incoraggiato da iTunes, e che poi è arrivata la Dangerbird... Ci racconti come è successo? E quali sono state le tue sensazioni a riguardo?
È accaduto tutto attraverso degli executive discografici che hanno ascoltato queste canzoni su internet. Non avevo idea di come vi si fossero imbattuti, e ai tempi non sapevo neanche chi fossero... perciò ero entusiasta nello scoprire che, a dispetto del mio cinismo nei confronti dell'industria discografica, avevo una possibilità di costruire una carriera dal mio lavoro. Non è andata bene con la Dangerbird perché venivamo da posti parecchio differenti, ma sono loro molto grato per l'iniziale supporto che ho ricevuto.
Qualcuno ha recentemente definito la title-track di "Meanwhile In The Park" come "una delle migliori canzoni degli anni 00", e non posso fare a meno di essere d'accordo. Mi racconti com'è nata? E cosa rappresenta?
Beh, ciò è molto lusinghiero. Questo brano è nato nel corso di un po' di tempo... le parole e la musica sono arrivate presto, in una notte, ma ci è voluto tempo per trovare lo "stile" all'interno del quale incastonare la canzone, o l'armatura con cui rivestirla. Il testo del brano ne rappresenta l'argomento, non c'è alcun significato nascosto.

Mi influenzano molto i titoli dei libri o delle opere teatrali, come "The Heart Is A Lonely Hunter" o "Waiting For Godot": dove il titolo suggerisce, la narrazione deve condurre. Come cantautore, ho bisogno di un obiettivo, di un posto al quale giungere o dal quale partire. Altrimenti non avrei alcuna ragione per cantare!
Quali sono le tue letture preferite, i tuoi scrittori preferiti?
Beckett, Kafka, McCullers, Joyce... questo genere di letteratura.
Nel 2009 hai pubblicato il tuo primo full-length, "Small Boat Big Sea...". Quali erano le tue aspettative per quell'album? Hai ricevuto delle buone critiche per quel lavoro, ma quali sono state le tue sensazioni? Ti sei sentito soddisfatto del risultato?
È semplicemente tanto importante sentirsi abbastanza soddisfatti del proprio lavoro per proseguire, quanto lo è sentirsi insoddisfatti. La figlia di Albert Camus si è messa in contatto con me dopo aver ascoltato "Albert", e questa è stata una grande ricompensa - ho fatto l'edizione francese dell'album in ringraziamento per questo...
Hai co-prodotto molte delle canzoni di "Small Boat" con il batterista jazz e percussionista Andrea Polato, che ora ha anche la grande "responsabilità" di aver fornito il "panorama" per il tuo ultimo album, "Cathedral", registrato in buona parte a Bolzano, sua città natale. Come vi siete incontrati?
Ci siamo incontrati a Londra tramite amici comuni in un negozio di pane in cui lavoravo. Abbiamo suonato insieme in una band e abbiamo sperimentato molti differenti stili di musica prima di "arrivare" qui con quest'album.
Le registrazioni di sette dei dieci brani contenuti in "Cathedral" sono state fatte "on the go": nessuna prova precedente, nessuna click-track, nessuna idea definita di dove i fraseggi e i passaggi musicali potessero portarvi mentre registravate le canzoni. Addirittura alcuni dei testi li hai elaborati durante questa sessione di sei giorni a Bolzano. Perciò l'improvvisazione è uno degli aspetti più particolari di questo album. Perché hai deciso di fare una scelta così insolita e "fuori moda"?
"Astral Weeks" di Van Morrison è l'album che si è impadronito di me questa volta. Questo è un album ampiamente improvvisato... Stavo improvvisando sempre di più nei miei live da solista, per mantenermi attento. Perciò era arrivato il momento di provare a fare la stessa cosa in uno "studio".
Per molti aspetti, questo album è piuttosto lontano dalle tue precedenti produzioni. Quali sono le sue principali caratteristiche? Come descriveresti il suo suono?
Beh, le differenze sono quelle che hai detto poco sopra: niente click-track, niente prove, eccetera. Il suono dell'album è la registrazione di dove eravamo e di cosa sapevamo a quel tempo.
Il titolo dell'album, "Cathedral", deriva dalla cattedrale di Bolzano, che si trova vicino al teatro in cui registravate i brani. La sua presenza imponente ha avuto un qualche peso sull'atmosfera "mistica" che può essere percepita nell'album?
Non abbiamo sentito le campane della cattedrale attraverso i muri del nostro "studio" fino al nostro ultimo giorno di registrazioni dal vivo - cosa strana, visto che avevamo appena finito la title track "Cathedral". La ragione per cui non avevamo fatto caso alle campane prima di allora è un mistero - avrebbero dovuto essere state percepite dai microfoni nelle registrazioni, ma non è stato così! Immediatamente siamo usciti fuori e le abbiamo registrate su un mini disc. Poi le abbiamo inserite nel brano, in maniera casuale, alla fine, solo per sentire se erano alla giusta altezza eccetera... e le abbiamo lasciate lì, senza alcuna modifica, solo così come sono.
In questo album suonano il violinista svizzero Raphaël Chevalier e numerosi musicisti italiani (incontrati direttamente quando sei venuto a Bolzano). Com'è stato lavorare giorno e notte con tutte queste persone, nel backstage di un teatro, immerso in quella che sembra essere stata un'atmosfera molto amichevole?
Per lo più è stato facile, ma ci sono state anche tensioni perché nessuno sapeva davvero se ciò che stavamo facendo avrebbe "funzionato".
Ora sei in tour, e stai promuovendo il nuovo album in Europa. Proprio in questi giorni ti trovi in (una nevosa!) Italia, per una serie di concerti. Come sta andando?
Beh, fa molto freddo... ma gli spettatori sono molto calorosi!
(05/02/2012)