Glass Animals

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Una naturale cura dei dettagli

intervista di Stefano Bartolotta
In occasione dell'uscita del disco di debutto, "Zaba", abbiamo parlato al telefono con Joe Seaward, il batterista dei Glass Animals. Dalle sue risposte, si evince come la band tenga a curare al meglio ogni dettaglio del proprio lavoro, ma anche come questa voglia non impedisca loro di sentirsi liberi di agire secondo la propria ispirazione, senza dover necessariamente pensare alle cause di tuto ciò che si decide di fare.

Non ho trovato in Rete dei cenni biografici su come vi siete conosciuti e avete iniziato come band. Mi chiedo se non siate proprio interessati a spiegare pubblicamente queste cose, perché forse pensate che non interessano a nessuno, se invece non è un problema ti chiederei proprio di dirmi qualcosa su questo argomento.
Ci siamo conosciuti quando avevamo 12 o forse 13 anni, andavamo tutti a scuola assieme e siamo diventati amici perché avevamo gli stessi gusti musicali già allora e andavamo insieme anche a vedere i concerti dei gruppi che ci piacevano. Non abbiamo mai pensato a fare musica noi tutti assieme fino a dieci anni dopo il nostro primo incontro e poi la band è ufficialmente partita quando abbiamo finito l’Università, Dave (voce) è venuto con alcune canzoni che aveva scritto e noi abbiamo tutti detto di sì, che volevamo mettere su una band. Non ci avevamo mai pensato molto, ma all’improvviso tutto era diventato una cosa molto seria.

Come vengono realizzate le canzoni? C’è qualcuno che porta alla band qualche idea, come melodie o strutture e poi ci lavorate tutti insieme, oppure il processo è più collettivo?
Normalmente, Dave si sveglia in piena notte, quando non c’è nessuno in giro, e gli arriva qualche idea per una canzone e la mette giù, possono essere alcuni accordi, o una melodia vocale, o un semplice giro ritmico; a quel punto lo manda a tutti noi altri e ognuno ci lavora da solo, poi ci troviamo e ci lavoriamo tutti assieme. È quindi sempre Dave che ha l’idea iniziale, ma poi noi ci lavoriamo tutti insieme.

Ascoltando la vostra musica, ho l’impressione di un equilibrio tra il gran numero di elementi presenti nel suono e il fatto che il risultato sia molto immediato e di facile ascolto già dalla prima volta. Questo per voi è un obiettivo predeterminato o è un qualcosa che avviene naturalmente?
Credo che avvenga naturalmente, non ci siamo mai messi a pensare di dover fare una canzone che sia catchy o che sia qualsiasi cosa, credo che abbiamo pochissime canzoni che abbiamo scritto e che poi non sono state usate, in generale trovo questa una domanda a cui è difficile dare una risposta proprio perché non pensiamo mai troppo a quello che stiamo facendo, noi vogliamo solo fare canzoni che siano belle abbastanza per poter essere ascoltate da tutto il mondo e ci rendiamo conto che alcune di esse hanno il pregio di essere catchy mentre altre, per esempio, puntano più sull’atmosfera e sull’occupare lo spazio, ma semplicemente ci accorgiamo di queste cose quando le abbiamo, non è mai un cosa completamente conscia il nostro processo di realizzazione di una canzone.

Nel tuo lavoro, in particolare, noto molta cura dei dettagli. Trovo che nella parte ritmica ci siano tanti suoni diversi tra loro tra una canzone e l’altra. Lavori a tutto questo ventaglio di suoni diversi solo quando fai le prove con la band o fai anche qualcosa da solo, o magari solo tu e il bassista?
Passo un sacco di tempo ad ascoltare musica che trovo ritmicamente interessante. Da appassionato di musica mi piace proprio cercare sempre cose diverse che io possa trovare stimolanti dal punto di vista ritmico. Faccio anche ascoltare canzoni agli altri che loro non apprezzano perché non sono buone dal punto di vista della melodia ma hanno una parte ritmica interessante. Trovo l’hard-rock molto interessante dal punto di vista ritmico, così come mi piace il lavoro che fanno i Radiohead sotto questo punto di vista. Capita che Dave prenda poi spunto da quello che gli faccio ascoltare e arrivi in seguito con dei suoni che possano andare bene per quel tipo di parti ritmiche, oppure altre volte si parte dal suo suono e noi ci immaginiamo come renderlo ritmicamente interessante. La nostra parte ritmica è quindi una combinazione di lavoro collettivo, lavoro mio da solo e lavoro che facciamo io e Dave. Impiego tantissimo tempo in questo, ma mi diverto anche molto.

Immagino che per la prima volta abbiate dovuto affrontare il momento della scelta dei singoli da pubblicare prima dell’uscita dell’album. Come vi siete approcciati a questo compito? I singoli li avete scelti voi o l’ha fatto l’etichetta? Io trovo che tutte le vostre canzoni potrebbero essere potenzialmente dei singoli, quindi non lo erano necessariamente “Pools” e “Gooey”, per questo vorrei sapere se ci sono dei motivi particolari per cui sono state scelte queste due e non, ad esempio, “Hazey”, che ha una melodia molto brillante.
Parte delle motivazioni che ci hanno portato a scegliere “Gooey” è dovuta al fatto che è stata una delle prime canzoni per cui abbiamo lavorato seriamente in uno studio vero e proprio ed era quindi quella che avevamo in testa più di tutte le altre, perché ci abbiamo lavorato per più tempo e quindi ci è venuto naturale pensare a lei come singolo. Poi abbiamo pensato che, rispetto agli Ep che erano già usciti, “Gooey” potesse offrire agli ascoltatori una diversa prospettiva sul nostro suono, in attesa che arrivasse tutto il disco. Tu nomini “Hazey”, ma in realtà negli Ep c’erano già canzoni di quel tipo, invece facendo ascoltare al pubblico “Gooey” prima dell’uscita del disco, abbiamo fatto capire che il nostro sound aveva anche altro. “Pools”, invece, l’abbiamo scelta perché è il momento più pop e immediato del disco e poiché sapevamo che il disco sarebbe uscito in estate, volevamo che ci fosse un’atmosfera estiva già nel singolo, che secondo me è una canzone balearica. Vista la stagione, ci voleva un singolo che catturasse subito l’attenzione. Comunque a queste cose abbiamo pensato insieme all’etichetta, ma loro non ci hanno mai fatto fare niente, ci hanno solo dato consigli e lasciato scegliere. A proposito di “Hazey”, comunque, non sarebbe mai potuta essere un singolo, perché è stata l’ultima che abbiamo fatto, proprio alla fine del processo di realizzazione del disco. Solo due giorni prima della data in cui il disco sarebbe dovuto essere completato, Dave è arrivato con una nuova canzone chiedendoci cosa ne pensassimo ed era “Hazey”, quindi, visto quanto tardi l’abbiamo fatta, non c’era possibilità che fosse un singolo.

Un’altra questione che come band avete dovuto affrontare per la prima volta è stata la scelta della tracklist. Ho l’impressione che abbiate deciso di mettere le canzoni più allegre e colorate nella prima metà del disco, mentre nella seconda metà avete messo le più vellutate e un po’ influenzate dalla black music. Ho ragione?
Sì, hai ragione, però non abbiamo scelto questo ordine per il motivo che hai detto tu. Noi ci siamo detti che il disco sarebbe dovuto essere come un viaggio per l’ascoltatore, e in realtà ogni canzone può portarti in mondi diversi, perciò abbiamo impiegato tanto tempo, davvero tantissimo tempo, per decidere l’ordine delle canzoni. Trovo che il disco possa essere vissuto come un viaggio, perché tra una canzone e l'altra si va su e giù dal punto di vista del ritmo e anche perché le canzoni stesse sono di tipologia diversa, ci sono quelle che mettono paura, quelle tranquille, "Pools" è divertente, "Wyrd" è una di quelle che mettono paura, c'è in generale molto sentimento. Non so, quindi, perché in realtà le canzoni più votate al divertimento siano nella prima metà e quelle più umorali nella seconda metà, però mi piace pensare che questo sia un giusto modo di dare energia all’ascoltatore.

Com’è nata invece la scelta di riarrangiare due canzoni già pubblicate per il disco? Vi siete rimessi a suonarle insieme o qualcuno ha proposto di riarrangiarle per il disco?
Inizialmente, quando abbiamo iniziato a registrare il disco, non volevamo includervi nessuna canzone che fosse già stata pubblicata. Ma poi, quando abbiamo finito di fare il disco, ci siamo resi conto che “Black Mambo” e “Cocoa Hoves” avrebbero potuto offrire due tipologie di mondi e di atmosfere che il disco, così com’era, non aveva. Così siamo tornati su quelle due canzoni e ci siamo detti che comunque, se proprio le volevamo mettere sul disco, sarebbe stato meglio se fossero state un po’ diverse, perché altrimenti le si sarebbe potute ascoltare anche senza avere il disco. Quindi abbiamo rifatto le parti vocali e le batterie e abbiamo aggiunto delle linee di basso.

Per quanto riguarda i video, ho visto che finora avete messo o delle animazioni o comunque dei filmati senza la classica presentazione di voi che suonate. È proprio una cosa che non vi piace il video con la band che suona, oppure semplicemente avete pensato che fosse meglio così ma non è una cosa che non volete fare in assoluto?
Ma no, non credo di poter dire che non appariremo mai in uno dei nostri video. Noi semplicemente finora abbiamo sempre voluto che i video catturassero l’essenza della canzone e troviamo che il ragazzo che si è occupato dei video abbia davvero capito alla perfezione quello che volevamo. È stato bravo a dare sempre una prospettiva interessante alle canzoni tramite i video. Noi non abbiamo preclusioni ad apparire nei video, però succederà solo se troveremo un modo che rispetti l’idea che abbiamo, cioè che il video catturi l’essenza della canzone.

Cosa possiamo aspettarci dai vostri concerti dopo aver ascoltato il disco? Quali sono le similitudini e le differenze tra le vostre canzoni fatte in studio e dal vivo?
Il live è piuttosto diverso, ha un ritmo più elevato, è più veloce. Noi per decidere come riprodurre le canzoni dal vivo ci siamo seduti e abbiamo cercato di capire quale fosse il nucleo di ogni brano, quale fosse l’aspetto che veniva meglio rappresentato da ognuno. Ogni tanto è la parte elettronica, mentre altre volte è quella suonata con gli strumenti tradizionali, può essere la parte di basso o i riff di chitarra o la batteria. Partiamo da quella che riteniamo la parte più importante e togliamo invece quello che ci sembra meno rilevante. Trovo questa parte del nostro lavoro molto divertente, mi piace pensare a come trasporre in un live le canzoni per come appaiono su disco. Certo, è impossibile riprendere dal vivo tutto quello che c’è su disco, ma è proprio per questo che secondo me il live è interessante, perché propone le canzoni in modo diverso.

Sapete già se per caso sia previsto per la band un tour europeo, con magari qualche data in Italia?
Lo spero proprio, io amo l’Italia, ci sono stato diverse volte. Al momento non ci è stato ancora detto niente in merito, ma io ci spero tanto, credo che ci saranno dei concerti in Europa dopo l’estate, comunque.
Discografia
 EP 
 
   
 Leaflings (2012, Kaya Kaya) 
 Glas Animals (2013, Wolf Tone) 
   
 ALBUM 
   
 Zaba (2014, Wolf Tone/Caroline) 
 How To Be A Human Being (2016, Caroline/Wolf Tone) 
 Dreamland (2020, Wolf Tone/Polydor) 
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