Sei uno studioso del folklore e della cultura popolare. Come hanno influenzato questi studi il tuo lavoro di artista?
Non mi avvicino al mio lavoro di musicista come uno studioso, un accademico. Questo è un aspetto di Hiss Golden Messenger che è stato male interpretato, anche se posso capire perché. Non sono interessato nel trattare di musica dal punto di vista clinico – come certi accademici sono portati a fare – in qualsiasi modo. Secondo me ciò è distruttivo e degradante per la musica. Nonostante il fatto che abbia portato avanti per anni un lavoro pubblico sul folklore – il che significa che sono stato pagato per registrare musicisti regionali contea per contea per tutta la parte orientale del North Carolina – non potrei identificare un brano tradizionale di fiddle o chitarra a orecchio. Ciononostante, ho imparato di certo a essere un miglior ascoltatore, e mi sono dato la missione personale di capire cosa fosse a rendere la musica più commovente che avevo registrato così coinvolgente. Questo continua a essere la mia più grande lezione e il mio obiettivo.
La Paradise of Bachelors [l’etichetta che pubblica i lavori di Hiss Golden Messenger, ndr] definisce “Haw” il tuo disco più ambizioso. Sei d’accordo? Hai la sensazione di una tua evoluzione, come artista e musicista?
Se chi ascolta pensa che “Haw” sia il mio lavoro più ambizioso, allora penso che mi vada bene e non disapproprierei mai costui di questa idea. La musica è soggettiva. Personalmente sento che questi dischi che sto facendo ora siano stazioni di passaggio di un viaggio molto personale, e ognuno di essi è tormentato e gioioso per motivi diversi. È interessante che piacciano alla gente. Non sarei mai così disonesto da suggerire che gli ascoltatori là fuori non giochino assolutamente nessun ruolo nel modo a cui penso alla mia musica, ma faccio musica primariamente per me, per la mia famiglia e per i miei amici.
Sono un poliglotta/onnivoro musicale, e non vedo perché non dovrei o non potrei riferirmi a Waylon Jennings e Pharoah Sanders nella stessa canzone – erano entrambi Americani, suonavano entrambi musica della terra. Lavoro intensamente per assicurarmi di non ripetermi – non tanto musicalmente, quanto a livello emotivo. Cerco di comunicare un’emozione precisa a me stesso mentre canto. Ma le emozioni sono così complesse e sfaccettate. Sento sempre di avere un grande lavoro da fare e che ho ottenuto ancora molto poco.
L’etichetta si riferisce anche a temi lirici primaverili: la rigenerazione, il ciclo della vita, e così via. Come descriveresti il nuovo disco, dal punto di vista lirico e musicale? I riferimenti alla cristianità sono solo un corollario della tradizione o una scelta precisa?
La Bibbia è un libro di regole e storie col quale io, come Americano, ho familiarità. Non sono credente – questo dovrebbe essere ovvio dalla mia musica. Ma sono profondamente interessato a capire il mio rapporto con la fede, per questo discuto di profeti e viaggiatori biblici. Non ho mai cantato niente in qualsiasi disco di Hiss Golden Messenger che fosse una celebrazione tout court della cristianità. Credo che la religione organizzata abbia la capacità di portare grande felicità e fraternità nel mondo, e un senso di sicurezza e utilità. E può anche fare l’opposto.
Sono interessato alla stagionalità della musica, sì. Tento, quando è possibile, di programmare l’uscita dei dischi in modo che si adatti al mood che risulta evidente in questo. “Poor Moon” suonava autunnale, così l’abbiamo pubblicato a novembre. “Haw”, nonostante la sua oscurità, suona come un disco per la primavera. C’è una certa luminosità, al suo interno.
Le tue idee musicali sembrano deviare a convergere verso quello che uno – almeno io – si aspetterebbe da un disco “roots”. Qual era il tuo obiettivo, in questo senso?
Il nostro obiettivo – mio e di Scott Hirsch – è sempre stato quello di suonare secondo certi stili della musica americana, in primo luogo il country, abbastanza bene da sovvertirlo e piegarlo alla nostra volontà musicale. Per possederlo, per avere la nostra voce personale all’interno di quei reami. Sappiamo come fare un disco, ora, che riunisca tutto ciò che amiamo della musica “roots”, per renderlo utile ai nostri bisogni emotivi, senza che risulti falso. Ha un senso? Non siamo interessati alla perfezione, al virtuosismo musicale. Questo non ha nessuna influenza su quel che facciamo.
Come ti ha aiutato Scott Hirsch, tuo collaboratore da una vita, a formare la musica di “Poor Moon” e “Haw” e di Hiss Golden Messenger in generale?
Scrivo solo, quasi sempre, ma Scott è sempre il primo a sentire le canzoni. Insieme studiamo gli arrangiamenti, gli strumenti, la ritmica. Abbiamo trascorso così tanto tempo insieme, onestamente, che è difficile distinguere chi faccia cosa. È un mio grandissimo amico e sono sempre, ancora adesso, davvero eccitato dall’idea di mettermi a lavorare con lui. Scott e sua moglie, Emily, hanno appena avuto il loro primo bambino – una bambina di nome Issa – proprio questa mattina, quindi è un momento molto emozionante per me, e specialmente per loro!
Dal punto di vista di uno studioso del folklore, che si rivolge a un pubblico non americano, quanto della vera musica folk c’è nella scena americana attuale?
Non ne ho idea. Cerco di non pensare troppo a cose come questa. Non so cosa voglia dire “vera”. Non esiste l’autenticità. È una categoria inventata da sedicenti custodi della cultura.
Ho apprezzato molto lo split che hai fatto con Elephant Micah – penso che voi due siate veramente la punta di diamante della musica roots americana di oggi. Puoi dirci qualcosa del vostro rapporto?
Io e Joe O’Connell abbiamo suonato insieme per la prima volta quando aveva 17 anni (io ho qualche anno in più). Era evidente anche allora che era un enorme, un enorme talento. Siamo stati in contatto solo remotamente per molti anni and ci siamo alla fine riconnessi del tutto attraverso il nostro amico comune Nathan Salsburg. È sempre un grande evento a casa nostra quando Joe pubblica un nuovo disco, e sono abbastanza certo che siamo solo alla punta dell’iceberg con lui. Sembra che sia, lui, un fiume profondo.
In “Haw”, così come in “Poor Moon”, compaiono diversi suoni ambientali – uccelli, una tempest in arrive, il suono della note, cani che abbaiano, e così via. C’è in questo una dichiarazione che vuoi fare, o è solo una scelta “strumentale”?
Certo, immagino che cerchiamo di trasmettere il fatto che la musica che facciamo viene dalle nostre case, così com’è. Basta sporgere il microfono dalla finestra. È un’idea trita, inserire questi suoni nel disco, ma, voglio dire, conosco quei suoni così bene. Per esempio, il cane che abbaia in “Hark Maker” è un suono che conosco molto bene. E quel cane, francamente, mi infastidiva, ma era anche un suono che mi faceva sapere di essere a casa – mi sembrava giusto che fosse sul disco.
Qual è la vostra formazione live per questo disco? Riuscirai a fare un tour con tutta la band, almeno negli Stati Uniti?
Vorrei sempre fare un tour con la band al completo, ma finanziariamente può essere dura. Vedremo. Se dovessi scegliere tra andare in tour con una band e registrare (entrambe le cose richiedono soldi), sceglierei più probabilmente la prima.
Puoi darci una breve disamina della tua piuttosto variegata produzione, per qualcuno che non ha mai sentito di te? Da cosa lo faresti partire?
Comincia con “Bad Debt” e segui la strada fino al presente.
042207/Harpo (Heaven & Earth Magic Recording Company, 2008) | ||
Country Hai East Cotton(Heaven & Earth Magic Recording Company, 2009) | 6 | |
Bad Debt (Blackmaps, 2010) | 6,5 | |
Root Work(self-released, 2010) | ||
Poor Moon(Paradise Of Bachelors, 2011/2012) | 7,5 | |
Lord I Love The Rain(Heaven & Earth Magic Recording Company, 2012) | ||
Haw(Paradise Of Bachelors, 2013) | 7,5 | |
Lateness Of Dancers(Merge, 2014) | 6,5 |
Nathaniel (da "Country Hai East Cotton", 2009) | |
Blue Country Mystic (da "Poor Moon", 2011) | |
Jesus Shot Me In The Head (da "Poor Moon", 2011) | |
Balthasar's Song (live session, da "Poor Moon", 2011) | |
Red Rose Nantahala (live session, da "Haw", 2013) | |
Sufferer (Love My Conqueror) |
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