Il Mago del Gelato è un ascolto da non perdere. Dal debutto “Maledetta quella notte” (Ep, 2023) al nuovissimo “Chi è Nicola Felpieri?”, gusto, scrittura e capacità esecutive, già notevoli, sono ulteriormente cresciuti. Le collaborazioni con artisti come Venerus, Melanie Chédeville e Le Feste Antonacci arricchiscono ulteriormente un disco che è il frutto di molte anime, suoni e visioni. Dal vivo la band milanese dimostra una presenza scenica potente e curata. Senza perdere la freschezza da notturno estivo che fa onore alla sua autoironica ragione sociale. Ecco cosa ci hanno raccontato.
L'identità composita del Mago del Gelato
Il quartiere NoLo, North of Loreto, è un’area di Milano ricca di patrimoni culturali eterogenei. Anche il vostro nome viene dalla gelateria di via Padova che vi ha fatto da punto di riferimento. Quanto influisce un contesto così particolare sulla vostra musica?
Non siamo esattamente figli di NoLo, ma piuttosto delle diverse esperienze che si incrociano lungo via Padova, una strada che attraversa vari quartieri come Cimiano e Crescenzago. Questa zona è culturalmente composita, piena di scambi e incroci, che si riflettono nella nostra musica. La maggior parte di noi vive lì e ha frequentato ambienti multiculturali che favoriscono la condivisione e le contaminazioni. La nostra musica nasce spontaneamente dall'interazione e dalle influenze reciproche e questo si riverbera anche sul nostro modo di stare sul palco, nel senso che ci permette di adattarci a contesti e pubblici molto diversi fra loro, che siano legati al jazz o al rock.
Il vostro suono infatti è caratterizzato da un impatto e un carisma sonoro notevoli. Avete sviluppato particolari strategie per ricreare in studio l'interplay e l'energia che vi siete costruiti negli anni di esperienza dal vivo?
Sì, sicuramente. Con il tempo abbiamo sviluppato un metodo preciso grazie anche al lavoro con il nostro produttore Marquis. Lavoriamo molto diversamente in studio rispetto al live. In studio scriviamo gli arrangiamenti in modo che siano funzionali alla registrazione. Dal vivo fin dall’inizio suoniamo sempre in sette, con la nostra formazione fissa che ormai è diventata una vera e propria band allargata: Martina Campi al flauto traverso e trombone, Alessio Dal Checco al sax e Elia Pozzi alle percussioni. Sebbene le due dimensioni si influenzino, hanno modalità creative differenti.
La trama segreta di Nicola Felpieri
Chi è Nicola Felpieri?
Un personaggio immaginario, il protagonista di un film che non esiste. Non c’è una sola risposta su chi sia davvero: lasciamo spazio all’immaginazione, così ognuno può farsi il suo film ascoltando i brani.
Come è nata la collaborazione con Venerus?
Incontrandoci dal vivo durante vari concerti. Abbiamo notato delle affinità sia nel nostro approccio con la musica, sia sul fronte delle performance dal vivo. Decidere di collaborare è venuto spontaneo, Venerus è davvero un musicista straordinario. Ci ha raggiunti in studio e abbiamo iniziato a costruire insieme “Controtempo”.
E invece come è andata con Melanie Chédeville?
Melanie l'abbiamo scoperta ascoltando il suo album per la Comet con Tony Allen, “Cri D'Amour”. Siamo rimasti affascinati dal suo stile vocale e abbiamo iniziato a scrivere delle cose, pensando a lei, alla sensualità del suo timbro. Le abbiamo scritto e, per nostra grande gioia, ha accettato subito. Quando ci ha mandato la traccia ne siamo stati entusiasti. Il risultato era esattamente come lo avevamo immaginato.
Anche quella con Le Feste Antonacci è stata una collaborazione a distanza?
Metà e metà. Con loro ci siamo incontrati dal vivo durante i concerti. Dopo esserci conosciuti è nata l'idea di collaborare su un brano specifico, lavorando a distanza perché vivono a Parigi.
Numero Uno, senza etichette
Incidete per l'etichetta Numero Uno, storicamente legata al cantautorato italiano degli anni 70. Avete influenze o connessioni con quel periodo musicale?
Sì, molti di noi amano il cantautorato e il progressive rock italiano degli anni 70. Gruppi come il Perigeo, gli Area, o musicisti come Ivan Graziani e Lucio Battisti, per rimanere in ambito Numero Uno, hanno influenzato le nostre sonorità. Anche la musica cinematografica italiana degli anni 60 e 70 è un riferimento importante per noi e poi il grande Piero Umiliani, anche lui fondamentale.
In alcuni dei dischi Numero Uno di Battisti c’è anche tanto Brasile.
Vi sentite un po’ tropicalisti?
Il Brasile degli anni 70 ci piace molto, specialmente artisti come Os Novos Baianos, Azymuth, o Marcos Valle. Tra gli album che più ci ispirano c'è sicuramente "Amazonas" di João Donato. Anche il catalogo della Far Out Recordings, che ristampa musica brasiliana degli anni 70 e contemporanea è tra i riferimenti importanti che ascoltiamo e condividiamo frequentemente.
E con l’hip-hop, che da un punto di vista generazionale vi è più vicino e che pesca a piene mani negli universi musicali che citate, sia dal punto di vista ritmico, sia per quanto riguarda i sampling?
Abbiamo un grande rispetto per l’hip-hop, anche se non è il nostro genere di riferimento. Però è vero quello che dici rispetto all’aspetto ritmico. Siamo comunque influenzati indirettamente dalle caratteristiche afrocentriche del genere, che ha portato molti elementi innovativi nella musica contemporanea.
Tutto insomma porta all’afrobeat?
Il nostro progetto musicale nasce dall'afrobeat di Fela Kuti ed Ebo Taylor e poi ovviamente dal funk, anche quello contaminato e anni 80 dei giapponesi Casiopea, che amiamo tantissimo.
Dal vivo è un altro film
Dal vivo siete molto comunicativi e scenici, nonostante quello che fate sia di grande complessità esecutiva. Come avete lavorato su questo aspetto?Cerchiamo costantemente di evolverci sia dal punto di vista tecnico che estetico. Non ci basta suonare bene: vogliamo che il pubblico senta l'energia, la passione e la vitalità che mettiamo nella nostra musica. Per questo, quando siamo sul palco, cerchiamo un equilibrio tra precisione e spontaneità. Lavoriamo molto per acquisire una piena padronanza dei pezzi, così da poterci muovere con naturalezza e libertà durante i live. Questo ci permette di divertirci e, soprattutto, di coinvolgere chi ci ascolta. Ognuno di noi ha influenze diverse, sia musicali che sceniche, e portarle tutte insieme in uno spettacolo coeso è molto stimolante.
Come sarà il tour?
Porteremo il nuovo album dal vivo con uno spettacolo coinvolgente, ricco di sorprese, girando per tutta l'Italia. Non vediamo l'ora di suonare, ma amiamo anche la vita in tour, i viaggi in furgone, trascorsi a condividere musica. Ognuno con i suoi ascolti, le sue fisse del momento, che finiscono sempre per diventare la colonna sonora del tour. È anche lì che si crea il nostro immaginario.
(3 aprile 2025)
Maledetta quella notte (Ep, 2023) | ||
Chi è Nicola Felpieri?(Sony/NumeroUno, 2003) | 7,5 |