Rockets - Il pop galattico

intervista di Francesco Franchini

Incontriamo in esclusiva l'ultimo vero testimone dei Rockets, ossia Fabrice Quagliotti, tuttora l'anima della band, come dimostra anche il recente tour, che ha toccato anche l'Italia. Proprio nei giorni della tournée, dopo questa intervista, è arrivata la notizia della scomparsa di Christian Le Bartz, voce e fondatore della formazione francese, venuto a mancare il 4 febbraio 2025 a 73 anni. "Sei andato via in silenzio, l'opposto del tuo carattere dirompente - lo ha ricordato Quagliotti - L'immagine dei Rockets del momento d'oro s'è ne andata. Che botta Christian. Altro che bombe sul palco. Anche se non ci sentivamo da anni, eri sempre presente nei miei pensieri. Ti rivedo la prima volta che ci siamo incontrati con i tuoi occhi spiritati. Ti rivedo quando con sadismo mi hai rasato il cranio, segno di accoglienza nei Rockets. Ti rivedo nei nostri litigi. Ti rivedo punto e basta".
Nel dialogo con Fabrice, approfondiamo soprattutto questa nuova stagione dei Rockets, pionieri della space disco e dello space rock fin dagli anni 70, con hit intramontabili come "Electric Delight", "Galactica" e "One The Road Again".

Ciao Fabrice! Complimenti per questo tour, sta avendo un grande successo!
Ciao, sì, grazie, devo dire che sta andando alla grande.

Vedo anche molti giovani presenti nel pubblico...
Vero, magari non conoscono questo tipo di musica e spettacolo ma, stando a quello che mi dicono quando glielo chiedo, si divertono. Noi cerchiamo di portare uno show vero.

Devo dire che con tutte le vostre influenze riuscite ad attirare chi, come me ad esempio, è appassionato di space rock e elettronica e chi, magari, non conosce quel tipo di musica ma interagisce con voi ugualmente perché trova nel vostro sound spunti originali e interessanti.
Infatti, sono d'accordo, credo sia uno dei motivi per cui riusciamo ad avere un pubblico così eterogeneo da tanti anni.

Rockets - Fabrice QuagliottiAvete pubblicato di recente un nuovo album intitolato “The Final Frontier”, com'è andata la gestazione? Avete avuto una carica e influenze nuove particolari?
L'unico paletto che ho messo per la registrazione del disco è stato quello per cui doveva essere un album con il sapore del primo, quello verde, di “On The Road Again” e “Plasteroid”, perché sono quelli più sperimentali e rock, quindi volevo tornare alle origini. Abbiamo lavorato a stretto contatto con Fabri, ovviamente, ma anche con tutti gli altri musicisti, inoltre dopo anni c'è stato un vero lavoro di gruppo, ognuno ha messo la propria idea. Peraltro il tutto è durato 11 mesi, Michele Violante, il nostro ingegnere del suono, ha fatto un ottimo lavoro, pazzesco! “The Final Frontier”, a mio avviso, è un disco che non stanca mai l'ascoltatore.

“The Final Frontier” è uscito anche in una bella edizione in vinile, con Lp blu e trasparenti.
Sì, e per il tour è uscita un'altra edizione, doppia, che contiene altri 4 brani, e presenta un lato D liscio dove poter inserire i vari autografi, per chi lo volesse, in modo da non rovinare la bellissima copertina di Domenico Dell'Osso. Si può trovare solo ai concerti.

Siete considerati “space rock”, un termine che a me fa venire subito in mente gli Hawkwind, hanno avuto una qualche influenza?
Sì, li conosco, certo. Personalmente come influenze io sono “multietnico”, pensa che parto dalla musica classica, adoravo il prog, i Genesis, gli Yes, David Bowie e Rolling Stones. Quindi un mix di tutto questo, per le melodie Bowie, per le influenze armoniche i Genesis e così via.

Immagino che riguardo a Bowie sia stata molto importante la trilogia berlinese
Molto! Amo molto anche i Kraftwerk, le loro sonorità e come hanno creato le sequenze.

Rockets


All'apparenza la vostra cover di “On The Road Again” sembrerebbe lontana dai vostri gusti, in realtà mischiare i generi fa parte della vostra personalità. Avete anche suonato una cover dei Doors, per esempio.
Sì, sai in un gruppo il sound è fatto da cinque entità diverse. L'idea poi del look, invece, è stata del nostro primo produttore, ha avuto questa intuizione di un gruppo di extraterrestri rasati e argentati. Geniale davvero.

Look che mi ricorda molto i film di fantascienza anni 70. Il cinema ha avuto un ruolo nelle vostre influenze?
Sai, in realtà no... eravamo un po’ strani, più che altro erano pensate di gruppo, certamente eravamo tutti appassionati di fantascienza, quello ha aiutato. Devo dire che qualcuno ha preso spunto dal nostro look, ad esempio il bellissimo film “Il mondo dei robot” con Yul Brinner, lui era rasato e vestito da cowboy! Molto bello.

Cosa ti interessa musicalmente oggi?
In Italia a me piacciono i Subsonica come genere, nel panorama internazionale, invece, amo da morire Billie Eilish, ritengo che sia l'unica artista negli ultimi trent'anni che ha fatto un successo planetario con una musica non commerciale. Ha il vantaggio di avere un fratello che è un genio, produttore pazzesco e lei canta benissimo. Mi piacciono molto anche gli spettacoli che fa, è un personaggio vero.

Grazie, Fabrice!
Grazie a te, vorrei anche citare Katia Creative che ha creato i nostri spettacolari outfit e, di nuovo, Domenico Dell'Osso per la copertina stupenda.

Discografia

Rockets (1976)
On The Road Again (1978)
Plasteroid (1979)
Sound Of The Future ( antologia, 1979)
Galaxy (1980)
Live (live, 1980)
π 3,14 (1981)
Atomic (1982)
Imperception (1984)
One Way (1986)
Another Future (1992)
Galactica (antologia, 1992)
Greatest Hits (antologia, 1996)
Hits & Remixes (antologia, 1996)
Definitive Collection (antologia, 2000)
Don't Stop (2003)
Original Greatest Hits (antologia, 2003)
Outer World (antologia, 2007)
The Silver Years (antologia, 2007)
A Long Journey (antologia, 2009)
The Story (antologia, 2010)
Kaos (2014)
Wonderland (2019)
Alienation (2021)
Time Machine (2023)
The Final Frontier (2024)
Pietra miliare
Consigliato da OR

Rockets su Ondarock

Vai alla scheda artista

Rockets sul web

Fan Club su Facebook
Testi