Madredeus

Madredeus

A Lisbon story

Lanciati nel 1995 da Wim Wenders, i Madredeus hanno incantato il pubblico con la loro musica eterea e intensa. Un sound prevalentemente acustico, intriso di suggestioni mediterranee. Dal fado delle origini alle sonorità universali di oggi, ecco la storia del gruppo nato tra i vicoli di Lisbona, il giorno che Pedro Magalhães e Rodrigo Leão ascoltarono per la prima volta la voce prodigiosa di una ragazzina di nome Teresa

di Claudio Fabretti

Il mondo li ha conosciuti grazie al film di Wim Wenders "Lisbon story" in cui apparivano per cantare le canzoni della colonna sonora. Ma in Portogallo già da tempo i Madredeus avevano incantato il pubblico con la loro musica eterea e intensa. Un sound prevalentemente acustico, intriso di suggestioni mediterranee, in cui svetta la voce cristallina di Teresa Salgueiro.

Il gruppo nasce nel 1985 a Lisbona dall'incontro tra due bassisti, Pedro Magalhães e Rodrigo Leão. I due decidono di alleviare la noia della scena pop portoghese suonando un altro tipo di musica e scegliendo di scrivere brani per due chitarre acustiche. Nel 1986 Francisco Ribeiro, un amico di Pedro Ayres e studente di violoncello, viene invitato a entrare nel gruppo, ma ci si rende presto conto che ciò di cui si avverte la necessità è una voce femminile. "Avevo sedici anni - ricorda Teresa Salgueiro - e cantavo brani di fado o di bossa nova, per lo più 'a cappella', nei vicoli e nei locali del Barrio Alto, il cuore della vita notturna di Lisbona. Fu in uno di questi locali che incontrai Pedro e Rodrigo. E riuscii subito a identificarmi con la loro musica. Non era un fado tradizionale, però mi risultava familiare".

Al primo ascolto di quella voce prodigiosa, i musicisti comprendono di aver finalmente trovato la cantante che cercavano. Il gruppo inizia così a provare in un'ala dell'ex-convento Madre de Deus, a Xabregas, nella Lisbona orientale. Proprio per questo gli amici li chiamano Madredeus. Nel 1987 arriva l'album d'esordio, Os dias de Madredeus.
Nel 1988 il gruppo inizia ad esibirsi in Portogallo e due anni dopo pubblica il secondo album, Existir, registrato con l'ausilio di altri musicisti che saranno poi integrati nell'organico fisso della band. Il successo è tale da consentire al gruppo il lusso di registrare al Coliseu dos Recreios un doppio album dal vivo, Lisboa, con la partecipazione di un maestro della chitarra come Carlos Parades e un coro di 80 elementi arrivato dalle Isole Azzorre.

Nel 1992 i Madredeus cominciano le prime tournée all'estero e pubblicano in patria il doppio album dal vivo. Ma l'occasione per sfondare nel mondo arriva grazie a Wim Wenders. Il regista tedesco li invita a comporre le musiche di un documentario su Lisbona. I Madredeus si isolano nel cuore della campagna inglese, nei Great Linford Manor Studios, e iniziano a scrivere materiale per quello che sarebbe poi diventato il suono di "Lisbon Story". Le canzoni bastano per un paio di album, il primo dei quali, O espirito de paz, viene pubblicato nel 1994, tra un concerto e l'altro. L'anno successivo è la volta di Ainda, che contiene la colonna sonora di "Lisbon Story" e regala alla band portoghese la consacrazione internazionale. E' un concentrato di canzoni malinconiche e danze gioiose (la vorticosa "Alfama", dal nome del quartiere più antico di Lisbona), melodie sottili e ritmi contagiosi. Un album che regala emozioni forti, come nella title-track "Ainda", un pezzo di toccante intensità, costruito sui vocalizzi trasognati di Salgueiro che uniscono candore e sensualità.

L'Italia è uno dei paesi in cui più forte è il loro successo. "Credo che sia dovuto anche a una serie di fattori in comune con il Portogallo -spiegaCarlos Maria Trindade, tastierista del gruppo - come le origini, la cultura latina e la religione cattolica. Quando ci troviamo in paesi come l'Italia e la Spagna ci sentiamo a casa. Più andiamo a nord, più è difficile per noi trovare una stabilità, un'armonia".

Ma proprio quando la loro popolarità è al massimo, qualcosa si incrina. All'inizio del 1997 Pedro Ayres, Teresa Salgueiro, José Peixoto e Carlos Maria Trindade iniziano a provare del nuovo materiale e, pochi mesi dopo, sanciscono la loro separazione dai due Madredeus con cui erano in contrasto, ovvero Francisco Ribeiro e Gabriel Gomes. Nel gruppo entra Fernando Judice, regolarizzando così la formazione in un quintetto.

Con questo nuovo assetto, i Madredeus si ritrovano agli studi Condulmer di Zorban di Modigliano, vicino Venezia, per registrare le canzoni del nuovo album, "O Paraiso". Una scelta non casuale. "Pensiamo che questo sia un album, per cosi' dire "mediterraneo", è quel tipo di musica che puoi ascoltare durante un viaggio in barca a Venezia - racconta Trindade -. Venezia è ancora un porto importante, un luogo di scambi fra popolazioni. Per questo abbiamo deciso di realizzare il disco in Italia".

L'album segna anche un mutamento di rotta nella musica della band. Non ci sono parentesi strumentali e le atmosfere diventano più solari. "Forse la nostra musica è ora meno 'drammatica' - spiega Trindade - la voce di Teresa in molti brani lo è come sempre, ma le parti strumentali si sono addolcite. I suoni delle chitarre sono più netti. Il basso invece arriva sempre dopo rispetto alle chitarre. Le tastiere, infine, abbozzano semplicemente dei "colori" intorno alle chitarre. Ciò che abbiamo fatto è stato scrivere e realizzare musica per chitarre e voce arricchiti da alcuni "aromi" originati dagli altri strumenti".

Prosegue, inoltre, il progressivo allontanamento del gruppo dalle radici fado. "Non penso che si debba definire i Madredeus come un gruppo di fado - osserva Trindade -. Un gruppo di fado è essenzialmente basato sulle chitarre portoghesi, un basso e una voce. Non ci sono mai tastiere o sintetizzatori in gruppo di fado. I Madredeus, invece, nascono da un tastierista e da un chitarrista/bassista. Siamo stati solo influenzati dal fado, in quanto Teresa è una cantante di fado. I Madredeus sono un gruppo contemporaneo".

L'album esce alla fine del 1998, ed è seguito, nella primavera del 2000, dalla raccolta Antologia, che contiene alcuni dei loro classici oltre a quelli di "Ainda". Alcuni esempi? "O pastor", melodia trasognata condotta da Salgueiro sulle note di un violino, "As brumas do futuro", ballata struggente per piano e voce, "A vaca de fogo", saggio del loro recitato più lugubre e drammatico, "O paraiso", ode mistica intonata su toni altissimi, tra arpeggi di chitarra e tastiere in sottofondo. "E' una musica molto spirituale - racconta Teresa Salgueiro -. Cerchiamo di scoprire la musicalità della poesia portoghese, dell'anima portoghese, del paesaggio urbano. Le nostre canzoni parlano dei sentimenti della vita, della speranza, del dolore, dell'amore. Non sono le nostre storie personali, ma quelle di un'umanità generica".

Nel 2001 i Madredeus pubblicano Movimento, un album raffinato ed etereo, ma forse non altezza delle aspettative. Sempre meno fado e sempre più incline a una singolare new age per chitarra e sintetizzatore, la musica dei Madredues sembra aver smarrito la tensione drammatica degli esordi. E anche la voce di Teresa Salgueiro suona adesso più fioca e controllata. La vocalist ritrova verve e passione in pezzi malinconici come "Afinal", "O labirinto parado", oppure nei vocalizzi inconsueti di "Vozes no mar". Ma il tono generale del disco è piuttosto monotono. Cionondimeno, i Madredeus sanno ancora incantare le platee mondiali, con i loro concerti da tutto esaurito.

Electronico (2002) è una raccolta di remix dei brani pubblicati dalla band nel 2002, mentre Euforia è un doppio live che immortala un concerto realizzato insieme alla Flemish Radio Orchestra.

L'esito dei loro dischi in studio, tuttavia, non è più illuminato dalla grazia di un tempo. Lo conferma anche Um Amor Infinito (2004), che nonostante qualche gradevole ballata ("Cantador da noite", "Uma estatua", "Suave tristeza") di perde in sonorità ormai manieristiche e prive d'intensità. Una world facile che spesso sconfina in un improbabile chill-out acustico. Anche gli arrangiamenti sono fuori fuoco, con il sintetizzatore di Carlos Maria Trindade che non riesce a riprodurre lo spirito struggente di archi e fisarmonica.

Meglio, semmai, fa il successivo Faluas Do Tejo, che denota subito un mood più allegro e spensierato, tornando a cantare la Lisbona dei vicoli e dei canali. Faluas è infatti il nome di una lunga imbarcazione per la navigazione fluviale, mentre Tejo è la denominazione portoghese del Tago, il fiume sul cui estuario sorse la capitale lusitana. Teresa Salgueiro interpreta con rinnovata verve i testi e i suoni di Pedro Ayres Magalhães, Fernando Júdice e Carlos Maria Trindade.

Richiestissima dai musicisti internazionali (ha collaborato anche con Angelo Branduardi nel suo album "L'infinitamente piccolo"), Teresa Salgueiro riesce sempre a entusiasmare i teatri di tutto il mondo. Eppure l'ex-ragazzina prodigio dei vicoli del Barrio Alto non ha smarrito la sua semplicità. Durante un'intervista al quotidiano spagnolo "El Pais", alla domanda "ti senti di essere la nuova Amalia Rodriguez?" (la regina del fado, morta di recente, ndr), ha risposto così: "E' così difficile parlare di questo con me. Noi cerchiamo di rappresentare il Portogallo nel mondo, come lo ha fatto Amalia. Ma non ci sentiamo investiti dell'enorme responsabilità della sua eredità. La nostra unica responsabilità è cantare e suonare il nostro paese così come lo vediamo e lo immaginiamo".

Ma oggi più che mai il cuore del Portogallo batte al suono delicato della voce di Teresa. Un talento che non poteva resistere alle lusinghe di una carriera solista: nel novembre del 2005 ha infatti pubblicato il suo primo album da solista, Obrigado, con ospiti illustri come Caetano Veloso, Carlos Nuñez, Zeca Baleiro e José Carreras.

Due anni dopo, esce La Serena, frutto della collaborazione con l'ensemble Lusitania. Una raccolta di cover decisamente particolare: si tratta delle canzoni che Teresa ascoltava durante i suoi viaggi in tour con i Madredeus e portano la firma di autori tra i più disparati: Amalia Rodrigues, Cesaria Evora, Chavela Vargas, Edith Piaf, Marisa Monte, Caetano Veloso, Nat King Cole, nonché il Lucio Dalla di "Caruso".
La "serena" portoghese le reinterpreta da par suo, confermando tutta la grazia e la classe del suo canto.

I Madredeus, nel frattempo, proseguono il loro cammino pubblicando insieme a Banda Cósmica l'album Metafonia (2008). Difficile stabilire che cosa sia rimasto del suono originario. Di certo sono cambiati gli strumenti, con buona pace del rigore acustico della formazione originaria: chitarra elettrica, basso, batteria la fanno da padroni, in brani impregnati di afrori brasiliani, caraibici e africani, ma con più di un aggancio al pop-rock internazionale. Al posto delle ninnananne del passato, i nuovi Madredeus cesellano canzoni ethno-pop che non sarebbero fuori posto in un album di Bebel Gilberto o Césaria Évora.

Madredeus

Discografia

MADREDEUS
Os dias de Madredeus (Blue Note, 1987)
Existir (Blue Note, 1990)
Lisboa (live, Blue Note, 1992)

7

O Espirito da Paz (Metro Blue, 1994)

7,5

Ainda (Blue Note, 1995)

7,5

O Paraiso (Metro Blue, 1998)

5,5

Antologia (Blue Note, 2000)

7

Movimento (Blue Note, 2001)

5

Electronico (Blue Note, 2002)
Euforia (Blue Note, 2002)
Um Amor Infinito (Blue Note, 2004)
Faluas do Tejo (Blue Note, 2005)
Palavras Cantadas (antologia, Blue Note, 2005)
Metafonia (Edel, 2008)
TERESA SALGUEIRO
Obrigado (Emi, 2005)
La Serena (Dasein, 2007)
Silence, Night And Dreams (Emi, 2007)
Matriz (Farol, 2009)
O Mistério (Clepsidra Musica, 2012)
O Horizonte (Lemon, 2016)
Pietra miliare
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