Mina

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Post-disco alla teutonica

Giovane band di Berlino, i Mina abbinano a un sinuoso funky-pop il rigore dell'elettronica tedesca. Il risultato è una originale post-disco che mescola abilmente Blondie e Kraftwerk, new wave e lounge music

di Claudio Fabretti

Il grande pubblico li ha scoperti come gruppo spalla degli Stereolab. Ma i più attenti osservatori della scena dei club underground tedeschi li avevano segnalati alcuni anni prima come una delle rivelazioni del "Berlin-sound". I Mina, infatti, sono una formazione sorprendente, incredibilmente fresca e giovane, ma dotata al tempo stesso di una conoscenza della storia del pop elettronico che spazia dai Kraftwerk agli Stereolab stessi, senza disdegnare incursioni nelle colonne sonore (John Barry, Italian soundtrack), nella new wave e nel post-rock. Il risultato è un sound quasi esclusivamente strumentale, che contrappone ai giri disco/house di basso e alla batteria fantasiose tessiture di chitarra e tastiere in stile alternative-rock.

Tutto ha inizio nella Berlino liberata dalla caduta del muro, dove gli ampi spazi del Nuovo Centro (tra la Porta di Brandeburgo ed Alexander Platz, il cuore della capitale Est di un tempo) sono stati occupati da locali legali, semilegali ed illegali, che diventano l'humus di una nuova scena musicale. Molti dj e band underground berlinesi possono così mettersi in luce (Stereo Total, Pop Tarts, Quarks, Minitchev, Contriva), rivelando una vitalità creativa che non si riscontrava dagli anni '80. E tra questi ci sono anche i Mina: Christoph Hein, Masha Qrella, Norman Nitzsche e Johannes Lehymann. Quattro giovani berlinesi cresciuti ascoltando new wave, elettronica e post-rock.

Il loro album d'esordio, Kryptonite, viene pubblicato dalla Bungalow Records e raggiunge presto i vertici della classifiche indie-dance tedesche. Il disco mette in evidenza subito i tratti distintivi del loro sound: brani quasi esclusivamente strumentali, suonati senza utilizzare campionamenti, con un raffinato cocktail di basso, tastiere, chitarra e batteria. Una caratteristica che li allontana dalla nostalgia francese di Stereo Total, o dalla corrente lounge di Thievery Corporation o quella "latin-oriented" di Beanfield e Jazzanova, cui pure superficialmente sembrano appartenere. Frizzante e sinuoso, Kryptonite si snoda attorno a episodi riusciti come le melodie accattivanti di "Minsc" e "Kupferfarben" (dal gusto vagamente retrò), o gli sprazzi funky di "Alles shampoo".

Una musica definita "progressive-organic-post-disco", che sa essere insieme rilassante e trascinante, da ascolto e da ballo, come conferma il successivo A to B. Dieci tracce che rinnovano la magia di questa band, capace di coniugare gli irresistibili ritornelli dei Blondie con la compassata elettronica della "kosmische musik". Si passa così dalla giocosa vitalità del singolo "Desktop", con la timida voce della tastierista Masha Qrella a disegnare una melodia delicatamente pop, al virtuoso techno-lounge di "Radio", dalla ritmica wave di "Yourself" al funky spaziale di "Lovers Rest", dall'organo vagamente "progressive" di "Prelude" all'approdo "disco" della conclusiva "Girlroc". Il tutto nel segno di una dance elettronica sempre trascinante, che unisce la vitalità delle scene tedesca, britannica, francese e scandinava (vedi Royksopp). In bilico tra alternative rock e cultura deejay, musica ambientale e colonne sonore per film, la musica dei Mina si è rivelata una delle più fresche e vivaci testimonianze sonore dell'elettro-pop berlinese.

Forte dell'esperienza acquisita anche nei Contriva e nei NM Farmer, suonando chitarra, basso e tastiera, Masha Qrella debutta da solista per la piccola etichetta indie Monika, con Luck (2002): un insieme di undici canzoni totalmente estemporanee, che colpiscono immediatamente per la loro freschissima semplicità.
Un album indie-pop, definito da alcuni come il migliore del 2002.
Ma al di là delle definizioni, quello che colpisce di quest'album è la capacità della giovane Qrella di muovere l'anima di chi ascolta, nella semplicità di suoni dilatati e ripetuti, loop percussivi e timidi accenni vocali con i quali racconta piccole storie di vita e amore, regalando melodie che arrivano dritte in testa, poi nella stanza fino a spegnersi in silenzi, che tanta parte hanno nella costruzione stessa dell'album.

Dopo l'album di debutto, il bis con Unsolved Remained, pubblicato dalla prestigiosa Morr Music. Un album più costruito, ma che si nutre ancora di minimalismo essenziale e di coraggio nel dichiarare la fragilità delle sue canzoni squisitamente pop, sempre in bilico tra folk ed elettronica, ma dai contenuti fortemente introspettivi. La bellezza dell'album sta proprio in questa convessità, nella remissività temporale necessaria a comprendere la bellezza di alcuni effetti.
Ovunque sono presenti tagli inaspettati. Le canzoni sono a tratti molto classiche, perlomeno nella parte iniziale, ma a sorpresa accolgono nuove geometrie, e sonorità stonanti che si portano dietro tutta la gioia di essere scoperte. Quello che lascia lievemente disorientati è che l'effetto-sorpresa sia affidato a brillanti errori e a lacune.
Fin dal primo ascolto, catturano gli accenni, le salite e le discese, i silenzi e i rumori inquieti di sintetizzatori rotti, quasi che si stia disegnando lo skyline così contrastato della metropoli berlinese. Si passa così dalla trasognata voce mista a tecnologia e il solito ibrido di chitarra ed elettronica di "Unsolved Remained" alla ballata di "Sister, Welcome", che brilla sulle corde della chitarra e si costruisce attorno alla sua voce diafana, per passare a pezzi più meccanici ed elettronici, come "No Matter", o trip-hop come "Guided By The Stripes", con qualche tocco blues che stringe lo stomaco.
Non mancano i pezzi più in bilico tra il folk e il pop, quali "Last Night" e "My Day", o il piccolo gioiello di "Feels Like".
Bisogna aspettare le tracce 8 e 9 per giungere a contrasti maggiori, non solo musicali, come in "Everything Shows", in cui il suono strisciante viene rotto dal sintetizzatore, ma anche fisici, perché in "Destination Vertical", pezzo dei Rechenzentrum, le sonorità dance-pop ti catturano in movimenti irresistibili.

Ascoltando i dischi di Masha Qrella, sembra quasi di passeggiare tra le strade grigie di Berlino, girarsi da un lato e sentirne il freddo, entrare in una corte ed esserne catturato dai colori primari forti, scomparire su una piazza enorme in mezzo ai grattacieli, scendere nei sotterranei e trovarci la vita, camminare senza avere una meta esatta, ma scoprendo ogni volta istanze nuove, totalmente inaspettate.

Contributi di Luana Caira ("Unsolved Remained")

Mina

Discografia

MINA
Kryptonite (Bungalow Records, 1999)

6

A to B (Bungalow Records, 2001)

7

MASHA QRELLA
Luck (Monika, 2002)
Unsolved Remained (Morr, 2005)
Pietra miliare
Consigliato da OR

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Recensioni
Mina A To B