Esiste qualcosa di più disgustoso dello sciacallaggio ai danni di grandi artisti morti troppo presto? Come se non bastasse l’inutile, e quantomeno tardivo, “Greatest Hits” dei Nirvana e la contemporanea, pubblicazione dei diari privati (e sottolineo privati) di Kurt Cobain, ecco la quinta (e nemmeno ultima a quanto si dice!) uscita postuma che andrà ad arricchire qualcuno che, di certo, andrà poi ad esultare sopra la tomba di Jeff.
Jeff Buckley ha pubblicato durante la sua vita un solo disco, il bellissimo “Grace”, che lo affermò come uno degli artisti più sensibili, emozionali e talentuosi degli anni novanta. Poco dopo la sua tragica fine, avvenuta nel 1997, uscì “Sketches for my Sweetheart the Drunk”, quello che avrebbe dovuto essere il suo secondo lavoro e che risultò, inevitabilmente, incompiuto e frammentario.
La sua storia sarebbe dovuta finire lì: e invece da allora è stata una pioggia di live, cofanetti e raccolte di demos. Questo “Song to No One” (già… canzoni per nessuno; allora perché pubblicarlo?) raccoglie alcuni brani del periodo 1991-92, quando cominciò la fortunata collaborazione tra Jeff e il chitarrista Gary Lucas, già membro della Magic Band di Captain Beefheart. Vi troviamo due versioni ancora interlocutorie di “Mojo Pin” e “Grace”, che saranno due dei pezzi in assoluto più belli dell’unico disco “vero” di Buckley; la lunghissima “Hymne à l’Amour”, indubbiamente molto bella, e “Satisfied Mind” (peraltro già presente su “Sketches…”), sono gli unici brani che vale la pena avere. Tutti gli altri, dalle nervose “Cruel” e “Malign Fiesta”, alla più solare “How Long Will It Take”, mostrano come il talento di Jeff fosse ancora acerbo e soprattutto danno una fortissima sensazione di forzatura, di qualcosa che è stato messo insieme senza un briciolo di coerenza.
Tutto questo non fa che risvegliare la tristezza per quello che è stato il destino crudele di questo introverso ragazzo californiano: tutti i suoi tentativi di scrollarsi di dosso la pesante ombra del geniale e altrettanto sfortunato padre Tim, si sono rivelati inutili e anzi non hanno fatto altro che portare Jeff verso la stessa sorte, una morte prematura e una memoria costruita unicamente sopra squallidi intenti commerciali.
26/10/2006