Solitamente, quando un artista resta quattro anni senza realizzare un album, molte voci maligne si accavallano, e qualcuno potrebbe pensare addirittura a un calo di ispirazione. Niente di tutto questo: chi ha seguito la carriera di Cristina Donà sin dagli esordi del 1997, sa che è stata una sua scelta restare per un po’ lontano dai riflettori. Il tour di "Nido", lavoro datato 1999, ha fatto segnare la bellezza di un centinaio di date che sicuramente hanno lasciato il loro segno anche da un punto di vista fisico. In più, vogliamo segnalare il debutto in campo narrativo con il libro "Appena sotto le nuvole". Tutti questi segnali facevano ben sperare. E in effetti il ritorno c'è stato...
Spiazza subito la nuova produzione, affidata a Davey Ray Moor del gruppo inglese dei Cousteau, conosciuto (sembra per caso) durante un festival inglese nel quale l'artista bergamasca si esibiva. Chiariamo subito che Moor non ha imposto stili o generi, ma ha comunque influito sul lavoro finale. Abbiamo in questo caso un approccio più solare, sicuramente meno cupo rispetto al passato, dove la voce risalta ancora di più in tutta la sua limpidezza (e infatti la stessa Cristina Donà ha fatto notare che il problema era quello di incoraggiare le frequenze basse della sua voce, che è invece impostata su frequenze alte; allo scopo sono stati usati vari microfoni ed effetti).
Terzo album quindi, che sicuramente è quello della maturità e che, ascolto dopo ascolto, si svela con tutto il suo fascino dando tutte le volte qualcosa in più che rimane indelebilmente dentro di noi. Toccanti i brani melodici e d'effetto ("Nel mio giardino", "Invisibile"), ma non mancano anche sfumature stile jazz ("In fondo al mare"). Si prosegue senza cadute di tono con pezzi più carichi che non possono mancare nel repertorio live ("Triathlon", in un'insolita doppia veste con l'ausilio dei Subsonica, e "The Truman Show"). Infine, Cristina Donà si cimenta anche con la lingua inglese in "Give It Back (To Me)", primo esperimento che magari potrà avere un seguito nel futuro.
Una produzione artistica straniera ben inserita in un certo contesto, unita con alcune apparizioni all'estero, possono sicuramente fare di Cristina Donà - già "pupilla" di Robert Wyatt - una cantante a livello internazionale. L'uso di parti melodiche più marcato rispetto ai lavori precedenti risulta convincente e, unito all'apporto di validi strumentisti come quelli attuali, potrà rappresentare in futuro la premessa per nuove, interessanti evoluzioni nella carriera della cantautrice bergamasca.
27/10/2006