In origine trio interamente svedese - il "nuovo" batterista presente dal 2001, Numan, è svizzero - gli Herman Dune irrobustiscono le fila per il loro sesto lavoro (settimo se si conta uno split con i Cerberus Shoal). La musica di "Not on Top", infatti, si giova del basso e della seconda voce di Julie Doiron, un'epigona di Cat Power che già in passato aveva collaborato col gruppo. Di contro la scelta di registrare in mono, avvenuta come omaggio per la materia trattata, penalizza la qualità (un vero peccato), appiattendo il suono.
Dicevamo di materia trattata: per chi non avesse idea alcuna sulla proposta Herman Dune, è meglio fugare ogni dubbio dicendo che le origini nordiche del gruppo non hanno nulla a che spartire con essa. Musicalmente gli Herman Dune sono americani, pienamente americani, sinceramente americani. Pubblicato a due annni dal precedente "Mas Cambios", "Not on Top" è una raccolta di dodici canzoni (più due intermezzi e una coda strumentale), tutte tra i tre e i quattro minuti (una sola raggiunge i 4'07"), che affondano a mani piene nella tradizione d'oltreoceano. Country e folk sono la materia che, con piglio fresco, svagato, stonato e toccante, viene trattata dalle sapienti mani della band grazie a chitarre, piano, basso, batteria e doppia voce. Pochi i colpi sbagliati: del resto nel 2001 i Dune dichiaravano di aver scritto 400 canzoni, quindi dovrebbero intendersene a sufficienza.
E' infatti proprio l'evidente dote in sede di scrittura che fa vincere la partita al gruppo e distingue quest'ultimo loro lavoro da milioni di simili. Che non ci si trovi davanti a degli sprovveduti lo si inizia a capire dalla terza traccia, "Had I Not Know", una melodia smithsiana (unico momento non riconducibile a sonorità statunitensi) su tappeto di tamburi, chitarra battente e luccichii. Il succo tende a concentrarsi man mano che ci si avvicina al centro. La sognante melodia di "Walk Don't Run" sfocia in un ritornello epico per culminare in un crescendo strumentale, la ballata western "Slow Century" - recitata alla Lou Reed - odora di deserto, il saltarello a ritmo di battito di mani "This Will Never Happen", con contrappunto di slide, trascina in una danza gioiosa.
Dopo i due brevi intermezzi, si riparte con la cavalcata country di "You Could Be a Model, Goodbye", mentre tra gli apici va a collocarsi la accorata e dolente chitarra (con accompagnamento tribale) di "Good for No One". Ultima canzone meritevole di citazione è la dolce culla di "Orange Hat" affidata alla Doiron. Un disco da viaggio, ricco di soluzioni e contenuti questo "Not on Top", in cui vi capiterà spesso di cambiare preferenza per questo o quell'altro brano e che difficilmente tenderà a stancare (e che lascia la sensazione di una resa live ancora superiore).
Certo non ci troviamo dinanzi a un lavoro che cambierà vite o storie del rock, ma che è capace di regalare momenti di spensieratezza ed emozione. Tanto basta.