Si ritrova anzitutto l'intero trittico d'apertura, che ne era essenza e vetta: la strabiliante "Verily" (nella stessa versione dell'lp), una nave fantasma che vaga, classicheggiante, senza mai trovare approdo; l'iniziale "Postcard from a Dark Star", remixata ed immersa in un mare di synth, che la priva, per oltre quattro minuti, del suo motivo portante di piano (pagando dazio, proprio per questo, alla versione originale); ed infine "Dangerous Heady Love Scheme", a cui a essere sottrato è, quasi del tutto, l'arrangiamento, venendo infatti presentata in una carezzevole versione live, solamente o quasi arpeggiata. A questo si aggiungono soltanto il già conosciuto percussionismo invasivo della buona "Warm Cigarette Room" (anche questa nella versione del disco) e il delicato bozzetto folk presentato dall'unico inedito, "She Walks the Fields".
E' evidente che "Silver Tree" non aggiunge praticamente nulla a chi abbia già avuto la fortuna di godere del disco precedente di Merz: la sua funzione è infatti proprio quella di cercare di allargare la cerchia di eletti (il disco è passato, purtroppo per l'autore e per il pubblico, abbastanza sotto silenzio). E, alla fine, è proprio questo il messaggio che si può ricavare da questa recensione. Dovendo giudicare, comunque, l'Ep in assoluto, trattasi di lavoro assai gradevole e, a momenti, molto toccante.
(31/05/2006)