Come ogni anno dal SXSW di Austin ci portiamo dietro qualche cosa, dalla montagna di bootleg che si trovano cercando in giro, dagli mp3 sparsi a macchia sui blog musicali di riferimento. Nella girandola dei nomi da pescare quello giusto è la sfida, ancor più difficile quando a intrattenere i vacanzieri musicali della città texana sono centinaia di gruppi, dispersi tra le vie, le piazze, i locali e le feste da esaurimento nervoso. Poi Austin è città vitale, si sa. Come ogni anno, anche questo 2007 ci ha regalato qualche sorpresa: sicuramente i Rosebuds, band con una marcia in più, amata dalla critica e in attesa di essere lanciata, e sicuramente i Broken West. Ce ne dimenticheremo certamente qualcuno, e qualcun altro esploderà in ritardo.
I Broken West sono una band californiana, giovane, ma con alle spalle già qualche anno di esperienza sul campo e un Ep – "Dutchman’s Gold" – rilasciato nel 2005 quando ancora si chiamavano Brokendown, subito cambiato quando alla casella di posta è arrivata una diffida dall’usare quel nome, perché già ragione sociale di una band chicagoana. I soldi sono pochi, il contratto con la Merge è alle porte, e non c’è ragione per perdersi in inutili cause legali.
A due anni da tutto questo arriva il loro album d’esordio: “I Can’t Go On, I’ll Go On”.
Ad aprire "On The Bubble", nomen omen, bubble-gum pop, power-pop di quello zuccheroso e chitarroso, con handclapping che ora fa molto indie, e dà tiro al brano tutto. E' il biglietto da visita, prendere o lasciare. Sta a noi, sta a voi. Il consiglio è proseguire, perché quello che vi aspetta è un viaggio nel caro e amato indie-pop degli anni 90, insomma di quello che “d'accordo i suoni sintetici e il computer, ma la chitarra ha ancora il suo senso e la sua importanza”. "So It Goes" così scivola via come un appendice, a cui non si darebbe importanza, ma di cui si ricorda già tutto al secondo giro.
Verrebbe da dire che ci si stia prendendo forse un po' troppo la mano a scrivere e a raccontare con non celato entusiasmo un gruppo che è arrivato nell'anno domini 2007 a proporci una cosa già vecchia dieci anni fa. Eppure siamo qua, in preda al nostro "volervi raccontare" qualcosa che dovreste ascoltare. Almeno una volta, almeno un'opportunità e poi via, tanti saluti!
"Down In The Valley" - già edito nel 2005 nell’Ep di cui si è detto - è il singolo, il pezzo catchy, quello che non può mancare, indie-pop ballabile; a ruota l'atmosfera si fa decisamente più intimista con "Shiftee", molto Lemonheads acustici. "Brass Ring" e "Abigail" sono la California dei Beach Boys, delle radici che qua e là ritornano, dai Byrds in giù; "Hale Sunrise" cresce continuamente ascolto dopo ascolto, con il suo melodioso incedere rock, l'handclapping da campfire song e emozioni sparse tra mente e cuore.
L'album volge al suo termine con "Baby On My Arm", ballata acustica lo-fi per solo chitarra e voce, e "Like A Light", degna chiusura di tutto quello che è stato nei quaranta minuti precedenti.
In questo gioco di rimandi continui una cosa è chiara: non c'è niente di originale nei Broken West, eppure c'è tutto il resto, c'è l'emozione, la spensieratezza di loro che fanno musica e di noi che ascoltiamo con la faccia regalata al sole nella pausa pranzo. E allora sì, non possono mancare l'ascolto dei Broken West tutti quelli che non riescono a fare a meno di "Summer Here Kids" il primo giorno in cui si scodinzola belli e spensierati per la città coi pantaloni al ginocchio.
(14/05/2007)