Sono passati ormai quasi sette anni dall'ultimo album in studio, durante i quali Evan Dando si è inabissato in viaggi autodistruttivi per poi redimersi, crearsi una famiglia e ritrovare forse la giusta serenità per ritornare a calcare di nuovo i palcoscenici. A dire il vero già nel 2001 si era esibito in una serie di concerti acustici, e l'anno scorso ha prestato la sua voce per l'album capolavoro di Craig Armstrong "As If To Nothing". Ma è con la primavera 2003 e con la pubblicazione del suo primo album da solista che l'ex Lemonheads riprende in mano la sua carriera musicale.
Per non sbagliare al primo colpo, Dando fa quello che sa fare meglio: imbraccia la sua chitarra e disegna canzoni melodiose dagli arrangiamenti semplici, che toccano i generi più svariati, dal country all'indie rock, dal grunge al cantautorato acustico. Accanto a sé, chiama persone di fiducia che nel campo della musica folk americana ci sguazzano a meraviglia: Howe Gelb dei Giant Sand, John Convertino e Joey Burns dei Calexico. Con il loro supporto, Evan Dando trova la giusta dimensione e il giusto mood per creare un lavoro semplice ed essenziale al cui interno respirano una dozzina di piccole gemme.
L'album si apre con "Repeat", in cui la sottile e leggermente rauca voce di Dando si posa su una melodia accattivante con chitarra acustica. L'indie-pop-country di Dando è il filo conduttore che accompagna tutte le tracce dell'album, ognuna delle quali possiede una propria fisionomia, una propria idea, una propria melodia. Il rischio di creare un album tutto uguale è stato accuratamente evitato. In "My Idea" si torna a sentire il suono della chitarra elettrica, quasi del tutto abbandonata nel resto dell'album; la vena cantautorale di Evan si rispecchia in un uso della voce quanto mai adulto, lontano da certe asperità grezze del periodo-Lemonheads.
Ma gli episodi in cui Evan Dando dà il meglio di sé sono "Rancho Santa Fè", "Hard Drive" e "All My Life". Nella prima un lungo intro tra suoni di campane e riff di chitarra elettrica prelude a una ballata meravigliosa; chitarra acustica usata come accompagnamento, elettrica per sottolineare certi passaggi e poco altro fanno da base musicale all'interpretazione di Dando, che con la sua voce soave regala emozioni come solo un vero folker sa fare.
In "Hard Drive" si riprendono gli stilemi ormai cari a Dando e amici per creare un brano sussurrato, che trova il suo punto forte proprio nella melodia vocale del cantante. Ma il pezzo più interessante di "Baby I'm Bored" è sicuramente "All My Life": indescrivibile la bellezza e la semplicità dell'esecuzione, a testimonianza di come si possa riuscire a creare una meravigliosa ballata acustica con solo tre accordi e mezzo. Una volta ascoltata, la melodia della canzone non potrà uscire dalle vostre teste e il ritornello vi accompagnerà per i giorni a seguire.
Il resto di "Baby I'm Bored" scorre via dolcemente, canzone dopo canzone, emozione dopo emozione. Dolce, semplice, essenziale, acustico, romantico: questo è il nuovo Evan Dando, che si lascia alle spalle il turbolento passato di "bello e dannato" per tornare al primo amore, alla chitarra, al folk: quello che sa fare meglio.
27/10/2006