Cosa fareste se il vostro miglior amico, compiacendosi di essere uno dei più accaniti feticisti musicali degli States, vi donasse all’improvviso una dozzina di frattaglie etnico/orientali, che definire rottame è un complimento?
Credo assolutamente nulla, a meno che non abitiate a Oxnard e frequentiate i Jackson.
Solo da quelle parti è possibile estrapolare/manipolare/campionare praticamente di tutto, rendere funk anche il lamento di un mendicante arabo.
Stavolta a dimostrarci la veridicità di questa tesi è l’ultimo (?) geniale beatmaker di casa Stones Throw, tale Michael Jackson, aka Oh No!, fratellino di tale Otis Jackson Jr., aka Madlib.
In ”Dr. No’s Oxperiment” c’è tutta l’arte (genetica) del campionamento hip-hop. Ventotto accozzaglie magnetiche di beat tirati fuori anche dal cestino dell’immondizia. L’attitudine imperante di Dr. No è quella di addentrarsi tra gli insulsi spettri esotici, fornitigli dall’amichetto produttore Egon, comprimendo l'originale carcassa estetica con sovrapposizioni futuriste, tendenzialmente assimilabili all’hip-hop dadaista californiano, formulando, in tal senso, una sorta di freschissimo patchwork analogico.
Mediamente non si superano i novanta secondi (!), e risulta letteralmente impossibile capire se esista una precisa concatenazione tra le suddette tracce. Tutto è sparso a casaccio, gettato lì, per caso, come un ragazzino getta dalla finestra le ultime oscenità matematiche prima delle vacanze natalizie. Eppure, queste schegge pseudo hip-hop e pseudo funk ammaliano da morire. Basta soffermarsi per pochi istanti (novanta secondi, appunto!) sui beat distorti di “Higher”, sull’intarsio stradaiolo di “Breakout” e “”My Luck”, o alzarsi dalla sedia e muovere lentamente le chiappe quando scattano le salseiere lounge “No Guest List” e “Cosmos”.
Mister negazione non è uno sconsiderato che cerca di arruffare con il proprio SP-1200 tutto quello che gli passa tra le mani, gli bastano sessanta secondi netti per mettere a fuoco il proprio istinto funkadelico: “Exp Out The Ox”, con le sue briciole di funk seducente, è solo la tredicesima conferma della valenza organica di questa ricerca sintetica, spesso dirottata nel breakbeat più illogico (“Mad Piano” e “Smokey Winds”).
Cosa abbia pensato Egon durante il primo ascolto di “Dr. No's Oxperiment” resta ancora un mistero, sta di fatto che nessuno degli addetti ai lavori si meraviglierebbe se il talentuoso produttore avesse prenotato all’istante un volo per la Namibia, magari per cercare qualche nuova catasta di turpitudine etnica, da proporre nuovamente e immediatamente al marmocchio di casa Jackson.
06/12/2007