Andrea Belfi

Knots

2008 (Die Schachtel)
ambient, electro-acoustic, microtonal

Già valente batterista (e co-fondatore) dei Rosolina Mar, forse il Keith Moon del math-rock italiano, Andrea Belfi dà il via ai suoi progetti solisti e paralleli a partire dal 2002, non prima di aver fondato una propria label indipendente di autoproduzioni, la Chocolate Guns. La sua carriera di ricercatore/improvvisatore obliquo di misture di alea e scostanti strutture di blocchi sonori sia infernali sia armonici perviene dunque a "Knots", dopo aver esplorato - con i quattro poemetti elettronici di "Ned n.2" (Chocolate Guns, 2002) - un microcosmo di loop complessi, note fantasmagoriche e cut-up di strati noise, campionamenti e suoni preparati, e una forma di post-rock psicotico nel successivo "Between Neck & Stomach" (Hapna, 2006)", oltre a vantare il duo con la chitarra di Mattia Coletti a nome Christa Pfangen e il progetto parallelo a nome e Medves, in collaborazione con Giuseppe Ielasi, Francesco Dillon Wanke, Stefano Pilia e Renato Rinaldi.

Il breve "Knots" è forse il suo lavoro più privato. La prima parte si apre con una ambience dissonante di rintocchi elettronici, raggiunta a poco a poco dall’ipnotica andatura delle percussioni - cui s’intervallano siparietti tribali - e da interferenze atonali di ticchettii e fracassi sottovoce. Nella seconda parte la stessa ambience è resa attraverso un sibilo cosmico oscillante, ad arruffarsi di timbri industriali stridenti, mentre alle percussioni stavolta è affidato il compito di impostare un pattern minimalista sempre più insistente (pure attorniato di armonie paludose digitali).

Il breve terzo movimento riprende i rintocchi dell’incipit, virandoli a timbri metallici, rendendoli - via fragore campionato - vagamente instabili. Il quarto movimento, infine, accoppia batteria swing con fuzz e feedback distorti per condurli verso un pigolio filtrato a ciclo continuo, e sviluppa un nuovo registro cosmico di radiazioni da cui filtrano appena note liturgiche rarefatte. Nel finale si aggiungono una vibrazione bassa e note ancor più rade di piano, come nelle code dei Bark Psychosis, fino a che i suoni religiosi non vedono la luce.

Se i precedenti erano le opere del pittore, questa è l’opera dell’asceta, o del Michael Krassner all’italiana che riesuma spunti del passato personale (e non universale), per fonderli alla meditazione sul presente. Il maggior difetto è la spaurita sinteticità di elaborazione, mentre il miglior pregio è la concentrazione quasi sovrumana delle partiture, o meglio, delle scritture (a tratti automatiche); sebbene l’alone d’irrequietudine venga meno quando indugia nei cicli a ripetizione, Belfi tiene in buono stato l’equilibrio generale, purtroppo sacrificandone la forza implosiva. Primo album del compositore per la Die Sachachtel.

28/07/2008

Tracklist

  1. Parte prima
  2. Parte seconda
  3. Parte terza
  4. Parte quarta

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