1990s

Kicks

2009 (Rough Trade)
power pop, glam

Gli scozzesi 1990s ce le ricordavamo come una band che non sapeva fare molte cose, ma che il suo sporco mestiere lo portava comunque a termine nella maniera giusta. Ora si rifanno vivi a due anni dall’esordio “Cookies” e non sembrano  molto cambiati. Il loro allupato power-pop da battaglia, a base di edonismo in fregola perenne, iniettato di lussuriosa voglia di sballo, si arricchisce di una dozzina di nuove canzoncine che sembrano confermare l’originaria impressione di trovarsi di fronte a un gruppo irriducibilmente glam nell’attitudine, trapiantato però nei corpi scheletrici di una garage band pelle e ossa, nevrotica e con le pupille dilatate che schizzano fuori dalle orbite.

Quella di cui stiamo parlando è una party band che si diverte e vuole divertire, poco altro. È comunque apprezzabile la capacità della band di coniugare l’inettitudine godereccia e blaterante degli Happy Mondays con una girandola di riff scassati degni dei Rolling Stones di fine anni Settanta/inizio anni Ottanta, e urletti “Uh-Uh-Ah-Ah” che spuntano fuori come ciuffi cotonati un po’ ovunque, a esaltare una pletora di citazioni più o meno dirette al mito intramontabile dei vari David Bowie, Lou Reed o Marc Bolan (a tal proposito sentirsi “The Box” o “Local Science”).

Rispetto all’album di debutto sembrano mancare quei due-tre pezzi in grado di imprimersi subito nella memoria trasformandosi in appiccicoso chewingum canticchiabile, ma in compenso gli arrangiamenti sono più curati e il suono risulta in generale più “costruito” e ricco di particolari, oltre che molto più eclettico e cangiante. L’esito è, a dire il vero, alquanto altalenante, ma la maggioranza degli episodi tiene botta, sfangandola quando il tiro ritmico pilota la progressione del pezzo (come accade, ad esempio, nell’impennata di “Vondelpark” o nella sfrigolante “I Don’t Even Know...”) o quando ricami vocali modellati con grazia soul si sposano a tempi più sgambettanti e funky (è il caso soprattutto di “Balthazar/ Heart Of Glass”, della buonissima “59”, perfetta come sottofondo per mettersi il gel davanti allo specchio dopo una bella doccia, o di “Everybody Please Relax”, davvero singolare).

Altrove, soprattutto nell’ultimo segmento dell’album, si tende a lasciarsi prendere troppo la mano da un easy listening  da vecchio mangianastri rock, che rischia di risultare troppo bolso e fuori tempo massimo, sebbene non sia da escludere in toto che, dopo un film a suo modo “programmatico” come “The Wrestler”, una certa estetica possa di nuovo tornare a stuzzicare i palati di un’ampia fetta del pubblico più nostalgico. Ad ogni modo, non era lecito aspettarsi da questa band rivoluzioni copernicane, quanto piuttosto un lavoro fruibile e spassoso. Da questo punto di vista l’aspettativa non ci pare delusa.

15/04/2009

Tracklist

1. VondelPark
2. Tell Me When You're Ready
3. I Don't Even Know What That Is
4. 59
5. Kickstrasse
6. Everybody Please Relax
7. Balthazar
8. Local Science
9. Box, The
10. Giddy Up
11. The Kids
12. Sparks

 

 

 

 

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