Ben poco si sa di questa nuova band americana, Fauna; pertanto è con spirito puro e non condizionato che ci lasciamo condurre da questa pioggia metafisica, interiore con il cui sample apre lentamente, progressivamente questo album, cupo come la copertina che lo avvolge.
“Rain” è un unico brano che per 63 minuti stringe la mano dell’ascoltatore, dalla lieve carezza erotica e umida di muschi notturni iniziale a una morsa di nero acciaio brunito finale.
Dal suono di questa pioggia notturna con cui il brano inizia poco dopo un nero silenzio, si libra un ripetitivo arpeggio di chitarra acustica che dopo lievi variazioni passa a un lieve strumming, sempre sullo stesso giro armonico sospeso tra folk e quel progressive mistico e poetico alla Greg Lake o alla Roger Waters a cavallo tra i 60 e i 70, per intenderci. Questa apparente quiete lascia arrivare, per progressione – si diceva – una tensione sempre crescente, ove inizia il cantato con voce cupa, bassa, una nenia memore del David Tibet di alcune avventure in cupi confini rischiosi, qualche anno fa.
Ma con questa perversa tensione pastorale che cresce e accumula inquietudine in un immenso condensatore ideale, arriva improvviso dopo 22 minuti il furore elettrico, black -metal diabolico che conduce questo lungo incubo al suo naturale epilogo.
Un album di debutto a dir poco interessante, che sconfina oltre il doom, il dark-folk dei Current 93, satanico in senso della caduta dell’estatica bellezza, dell’inevitabile. Un album byroniano, nel quale un ridondante romanticismo stordisce l’ascoltatore come il profumo troppo dolce di un’orchidea consumata in una notte.
23/02/2009