In principio era Ian Curtis, con i suoi Joy Division. Venne poi il decennio ora agli sgoccioli, con la sua fumosa e fantomatica tendenza al revival compulsivo, nelle più disparate forme e sostanze, di quella stessa wave britannica. In quest'ambito e sin dall'inizio del decennio in corso, si è distinto dalla massa il californiano James Stewart, leader di quella fucina di brucianti destrutturazioni post-punk nota col marchio Xiu Xiu. Estratta dalle geometriche linee dei Joy Division, l'angst auto-distruttiva del nume Ian Curtis è stata raccolta e fatta deflagrare ai giorni nostri da Stewart nei suoi arrangiamenti psicotici, scarnificandone la superficie fino a rivelare il biancore insanguinato delle ossa.
Ma nel decennio del revival molti hanno tentato di far proprie le caratteristiche espressive degli eroi di quell'epoca; nel caso di Ian Curtis molti hanno cercato di rifarsi al suo inconfondibile stile vocale, di rado però qualcuno è stato capace di andare oltre l'apparenza, arrivando a cogliere il respiro, l'afflato di raggelante disillusione che (dis)animava quella voce. Ci riesce trionfalmente Freddy Ruppert in questo suo nuovo progetto Former Ghosts, benedetto dalla partecipazione in prima persona dello stesso Jamie Stewart e dall'ugola d'oro più in voga dell'underground, Nika Roza Danilova, aka Zola Jesus.
Ruppert è un personaggio attivo da qualche anno nel sottobosco synth/lo-fi con l'eloquente pseudonimo "This Song Is A Mess But So I Am", e i suoi "Fleurs" nascono nell'affinità elettiva tra le nevrosi sintetiche degli Xiu Xiu e la vocalità distaccata di Ian Curtis, da lui imitato nell'identico spirito delle commoventi incertezze dei primissimi New Order, quelli dell'acerbo, compianto "Movement". L'imitazione non di chi ha copiato, ma di chi ha capito.
Dodici sono i "Fleurs" che, come da manuale curtisiano, sono altrettanti rituali di compassata auto-flagellazione, visioni obiettive della propria intima sconfitta che si adagiano a meraviglia nella musicalità esasperata ordita da Jamie Stewart e dallo stesso Ruppert. Una "Us & Now" che si staglia subito come una "Disorder" dei nostri giorni, le lancinanti "Mother" e "Hold On", tre rasoiate devastanti e meravigliose che già da sole compongono la più credibile e intelligente operazione di citazionismo joydivisioniano che sia stato dato di ascoltare in questi anni.
Senza rischiare di cadere nell'omaggio calligrafico, "Fleurs" va anche ben oltre le premesse, donando l'inatteso calore, il soul di "Unfolding", vagando in un notturno alieno e stupefacente con la straordinaria "Dreams", e nei drammi accorati lasciati alla voce potente di Nika Roza, scorrendo in un flusso sceneggiato con maestria, intenso e altamente emotivo.
"Ian Curtis Wishlist" titolava qualche anno fa uno dei brani più toccanti e dolorosi degli Xiu Xiu, e Ruppert cita quel brano quasi letteralmente nella desolata scenografia di "Choices". A chiusura perfetta e circolare del fil rouge che lega l'ispiratore lontano e gli eredi attuali. Decades. Ora tutto è compiuto.
19/10/2009