Attivi dal 2004, con alle spalle un Ep e un album prodotti da Paolo Benvegnù, i pratesi Baby Blue tornano in questi giorni con un lavoro nuovo di zecca edito da Trovarobato.
Quello che la band propone è per lo più un art-boogie-blues sformato e vagamente atonale, che si snoda zigzagando sul suo passo sbilenco e zoppicante lungo le cantilene surreali disegnate da Serena Altavilla (in bilico tra PJ Harvey e Scout Niblett), spesso in duetto con il chitarrista Mirko Maddaleno.
A metà strada tra Kills, X e White Stripes, il duo agita scheletri di punk-blues rachitico e scarnificato, percuotendo lamiere di rumore distorsivo sempre pronto a deflagrare in esplosioni cacofoniche ("Don't Ask Me Why", "Oh, Marie") per poi abbracciare l'estasi attonita e dreamy di una beatitudine agrodolce ("All Right"). Piace soprattutto la scrittura mossa, spezzata, piena di spigoli aguzzi e dentellati, messa in subbuglio permanente da dislivelli umorali e repentini ribaltamenti prospettici, che sembra quasi accennare dolcissime melodie a fior di labbra per il solo piacere di scomporle nella plastica liquefatta di una desolazione senza scampo (l'ottima "Porto Palo").
(29/08/2010)