Leggenda vivente del garage punk’n’roll italiano (e non solo) degli ultimi trent’anni, Dome La Muerte rimane senz’ombra di dubbio alcuno una delle icone più genuine, vitali e durature del rock italiano, alla cui storia il nostro ha concretamente contribuito a suon di riff e sporchi ritornelli in anni e anni di gloriosa militanza tra le file di formazioni ormai mitologiche come CCM, Not Moving e Hush. Non soddisfatto di cotanto invidiabile curriculum (che da solo varrebbe la museificazione istantanea nel Louvre del punk e un soggiorno eterno nell’inferno paradisiaco del garage-rock), Dome continua a portare avanti il proprio discorso pubblicando nuovi elettrici album, come il per certi aspetti speculare collega di sponda britannica Wild Billy Childish.
Rinnovando il fruttuoso sodalizio con i Diggers, inaugurato nell’omonimo del 2007, sempre su Go Down, Dome fa infatti uscire in questi giorni una seconda puntata dal titolo “Diggersonz”.
Con lo spirito più incazzoso e sanguinante del sixties-punk americano stretto tra i denti, la band regala una nuova fiammante collezione di missili punk-blues acuminati e velenosi, puntati direttamente sul cuore pulsante di un pogo selvaggio a bordo palco.
Da “Session Man” a “Something’s Happened Today”, passando per “Black Moon”, è tutto un esplosivo propagarsi di linee cinetiche impazzite e ritmi martellanti, nella migliore tradizione di Flashtones, Rocket From The Crypt, Gravedigger Five e simili, ma non mancano sorprese come il western-psychobilly dilatato della finale “Taberna El Cubano”, che contagia con le sue atmosfere di frontiera anche “Everytime”, o il raffinato arrangiamento blues psichedelico di “Bored’n’Lazy”.
Una grande lezione di sintesi e immediatezza espressiva, per uno degli insostituibili patriarchi dell’italico verbo rock. Quando le tavole venivano incise da un fulmine, lui era sulla montagna a tenerle strette tra le dita, potete starne certi.
14/06/2010