Costituitisi intorno al cantautore e polistrumentista Eddie Keenan, The Driftwood Manor rappresentano l'ennesimo esempio di collettivo avant-folk di recente ricorrente con frequenza, in particolare in Irlanda. Ed è proprio la "specialista" irlandese Rusted Rail a dare alle stampe il loro Ep "Holy Ghost", che segue di un paio d'anni il debutto autoprodotto "A Gathering".
Analogamente ad esperienze quali quelle di Agitated Radio Pilot e The Magickal Folk Of The Faraway Tree, anche The Driftwood Manor conducono una ricerca intorno al folk tradizionale, sulla quale vengono di volta in volta innestate esili torsioni psych, rilanci orchestrali e pennellate moderatamente tenebrose. I venti minuti scarsi dell'Ep riassumono tutto ciò in sei tracce che rideclinano questi elementi secondo una sensibilità melodica e una tavolozza strumentale composita ma dalle tonalità estremamente fruibili.
Prove ne siano l'essenziale litania di "Bury Me Alive" e le placide visioni dell'iniziale "After The Fall", ben presto piegate a un raffinato romanticismo e all'ovattata nostalgia, secondo modalità non così distante da quelle dei brani più sommessi di James Yorkston. Attraverso un ventaglio di strumenti che comprende, tra gli altri, banjo, mandolino, accordion, bozouki, piano e contrabbasso, Keenan e compagni travalicano agevolmente i cliché (avant-)folk, coniugando da un lato tradizione e una certa sensibilità "indie" e dall'altro ammantando i loro brani di sfumature impressionistiche, che in "I Would Lose You Still" sfiorano spettrali narcolessie slow-core mentre in "Mountains Slowly Collapsing" si abbandonano alla sottile tensione appalachiana di un accompagnamento di quasi solo violino.
Ad atmosfere e arrangiamenti in continua trasformazione si uniscono poi le apprezzabili doti melodiche di Keenan e il suo cantato serafico ma non per questo asettico, che trova un contrappunto ideale nei saltuari controcanti della dolce voce di Anne Marie Hynes.
Tanto basta per rendere consigliabile appuntare il nome dei Driftwood Manor tra quelli da tenere d'occhio, nel novero degli artefici delle infinite trasformazioni del folk, che in particolare in Irlanda e in Scozia stanno restituendo nuova linfa a eredità cultural-musicali che sarebbe superficiale considerare esaurite.
26/07/2010