A chi si è "purtroppo" assopito all'ascolto di dischi forse un tantino sopravvalutati come "I mistici dell'Occidente" o "I moralisti", non possimo che consigliare l'ascolto di questo "Senile Agitation".
"A niente serve rinnegare a niente serve ripensare quello che ti aspetta è l'inevitabile" è cosi che detona il nuovo del mostro Gronge, dedicato niente meno che a Ferretti e alla senilità. Sfoltita l'ingombrante orchestra di "Coniglio Nazionale" (Interbeat-Egea, 2007), Marco Bedini - leader storico del progetto romano - ha scelto per sé un super trio: l'onnipresente e imprescindibile Maurizio Cik Bozzao (con Bedini già in "Tech Indios" e "Sebak") e Vincenzo Caruso, il bassista presente nei dischi di esordio di Gronge, seminali per la musica italiana altra, quali "Classe differenziale" (Inisheer, ristampa del demo del 1985) e "Fase di rigetto" (Autoprodotto, 1986).
Un disco per certi versi "elementare", ridotto cioè a tre elementi epicentrici: la voce, la melodia elettronica, la ritmica del basso. Un ordine che non circoscrive certo degli spazi a tenuta stagna. I tre infatti debordano continuamente dai propri ruoli con lampi di incontenibile originalità: il basso che insegue strambe melodie, la voce che singhiozza cadenze allucinate, le macchine che macinano sfasciatissime danze.
Le diverse esperienze artistiche e metalinguistiche di Bedini confluiscono nei testi che l'autore ha scelto per questo disco. Non sono, infatti, in questo senso trascurabili, né secondarie le influenze provenienti da iniziative collaterali, come il suo recente progetto solista a nome Marcho Gronge, concretizzato nel cd autoprodotto "Cartoline da Roma" (Autoproduzioni Gronge 2009-2010).
Poesia di sapore iperrealista, con ben pochi spigoli e niente affatto ammiccante a chissà quale sorta di interpretazione; nell'insieme, veicolo apparentemente fuori controllo di una (auto)critica diretta ("Certe volte"), talvolta al limite del nichilismo, di abbacinante e spietato (neo-neo)realismo ("Pischelli"). In altri passaggi invece, grottesca ma mai fine a sé stessa ("Tutta la famiglia si cala").
La musica, segue strettissima la linea di pensiero che sceglie le parole. È quindi umorale ("Andiamo fratelli"), fatta di cromie nette ("Lungotevere dorme ancora"), ritmi rotolanti e sconnessi ("Jesus Space"), caricatura della musica popular (l'intro della "morte va di moda", traccia remiscelata da "Coniglio Nazionale"), sempre rispettosa però del ritmo vitale, della resistenza a vivere, in tutte le condizioni, sotto l'effetto di qualsiasi farmaco ("Walter", riaggiornamento di un brano proveniente dal lontanissimo "Fase di rigetto").
Un grande ritorno - anche se in realtà non ci avevano mai lasciati - fino al prossimo cambio di pelle.
Parafrasando alcuni versi di Pagliarani: "Quanto di morte noi circonda e quanto tocca mutarne in vita per esistere / È diamante sul vetro...";, e ancora: "quando ristagna il ritmo e quando investe lo stesso corpo umano a mutamento".
P.S.: in arrivo a settembre la stampa di un album dei Gronge del 1989, rimasto da allora inedito: "Cremone Gigante per soli adulti".
01/09/2010