L'underground newyorkese colpisce ancora. Droner della prima ora, il collettivo che si è segnalato fra i nomi di punta della scena sperimentale mondiale (epica la loro performance in quel di Bologna, al Netmage 2009), a due anni dal pregevole "All The Way" ritorna sulle scene, completando una metamorfosi piuttosto netta, se prendiamo in considerazione i primi lavori.
Laddove infatti gli esordi dei Growing si segnalavano per distese acerbe e scostanti, ora il trio opera secondo decostruzione. La materia plasmata è un vero e proprio viaggio in reverse, nel quale si procede secondo coordinate sfalsate ordinate su piani obliqui, sulla scorta dei primissimi Kraftwerk.
Un'estetica, seppur apparentemente inesistente, viene invece eretta attorno a un pulsare decisamente freak e krauto, un'architettura che eleva il suo non-sense melodico a locomotiva motrice di questo treno che si intitola "Pumps".
"Pumps" è maldestro e sbilenco, è una partita a pallone inguardabile dove non si contano tre passaggi di fila. Eppure risulta affascinante. A dispetto dell'apparato tecnologico utilizzato, l'impressione che ricaviamo da questo disco è quella di un Lp fisico, sudato. L'incedere altalenante di "Camera 84" ti trascina mentre salti sul letto, "Challanger" è l'aborto di un rimbalzo sonico infinito, "Highlight" pare la caricatura subacquea di un cartone animato. E come lasciare da parte lo scriteriato carrarmato "Short Circuit" o il pastiche "Mind Eraser"?
"Pumps" manda l'ascoltatore in botta, lo accerchia e lo intontisce. I Growing completano qui la loro evoluzione verso un mondo frammentato e dadaista. La prova del nove è stata superata.
09/04/2010