Kristin Hersh, classe 1966, ebbe diversi dieci minuti di gloria nel corso degli anni 90, quando insieme a Tanya Donelly, era saldamente alla guida dei Throwing Muses, band costituita nel 1981 e tuttora in piedi, nonostante dal 1996 in poi abbia diradato notevolmente le uscite discografiche.
Ci trovavamo in un periodo d'oro per le forti personalità femminili che popolavano i migliori palcoscenici alt-rock. Kim Gordon era una colonna dei Sonic Youth, Kim Deal suonava il basso e cantava con i Pixies prima e con i Breeders poi, le riot grrrl aggredivano il popolo rock e s'impose come loro capofila l'icona Courtney Love a capo delle Hole, P.J. Harvey diventò un'eroina della scena indie e di lì a poco la Morissette avrebbe sbancato le hit di tutto il mondo spianando la strada a una sfilza interminabile di replicanti.
I Throwing Muses si ritagliarono il proprio posticino al sole, e a partire dal 1994 l'infaticabile Hersh intraprese parallelamente un proficuo percorso solista, senza considerare il lavoro svolto dal 2004 con il trio alt-rock 50 Foot Wave.
"Cats And Mice" è un disco dal vivo che presenta Kristin da sola, voce e chitarra, splendida nella sua nudità artistica mentre snocciola i propri brani, spogliati di tutto, all'adorante platea del Yoshi's, noto jazz club di San Francisco.
Delle diciannove tracce complessive, la maggior parte sono estratte dai lavori solistici, tranne "Pearl" e "You Cage", pubblicate con i Throwing Muses, e tre traditional: "Banks Of The Ohio", "Poor Wayfaring Stranger" e "Cuckoo".
La signora è sempre affascinante, con quegli occhi sconvolgenti e i biondi capelli, e quando modula la propria voce nel silenzio del piccolo club, a volte un brivido percorre la schiena.
Soprattutto quando ripropone la meravigliosa "Your Ghost", originariamente incisa in duetto con Michael Stipe.
Kristin si ispira apertamente al celebre "Unplugged" dei Nirvana, arrivando persino a emularne certi accenti chitarristici.
Ma se Cobain e soci tolsero l'elettricità alle loro canzoni epocali, arricchendole nel contempo di nuovi suoni, nel proprio show la Hersh opera per drastica sottrazione, forse eccessiva, eliminando tutto tranne la propria voce e la propria chitarra.
Se dal vivo sarà stato senz'altro uno spettacolo emozionante, su disco la situazione potrebbe essere meno sopportabile per coloro che non si destreggiano all'interno del suo repertorio.
Consigliato ai nostalgici del rock anni 90 e a tutti coloro che non disdegnano un certo songwriting tutt'altro che scontato.
16/08/2010