Nato da un incontro casuale avvenuto ai piedi del Colosseo, il duo romano Le Rose punta dritto al cuore dei nostalgici odierni del decennio più colorato, kitsch e pulsante del secolo scorso. Difatti, quello che sicuramente più accomuna Flavio Scutti e Andrea Noce è una smodata passione per tutto ciò che caratterizzava l’immaginario synth-pop italiano nei favolosi anni Ottanta. E così, Matia Bazar, Diana Est, il Luca Carboni degli autobus di notte e dei Dustin Hoffman, il solito Battiato e finanche gli indimenticati Soerba (quanto potrebbe ricordarli una “Schumann“?) sono i tanti riferimenti a cui mirare, senza troppi giri di parole e aggettivi sparsi, per descrivere al meglio l'omonimo esordio di questo intrigante binomio, ennesimo prodotto pregiato di casa Pippola.
E' un caleidoscopio mutante di proiezioni retrò immerse in pieno climax elettronico da nostalgia canaglia (“Automobilista”), accattivanti partiture synth-pop inserite in un contesto malinconico e romantico; testi diretti, essenziali, pregni di ricordi (autoreferenziali?) e citazioni pungenti (“Non posso più fermarmi, non serve più dormire, ma è strano che di notte mi viene in mente un film con Monica Vitti”) ipnotiche rotazioni della tastiera à-la Mauro Sabbione (“Meteo”), provocazioni da perfetta chanteuse (“Mi dice si”), incastri commoventi e roboanti tra il synth e il pianoforte (“Storia di ragazzi”).
"Le Rose" è una simpatica dichiarazione d’amore rivolta a una fetta di suoni e stili musicali del recente passato nostrano, attraverso la quale rivivono modellazioni canore e atmosfere mai perdute nella nostra memoria. E' un disco dedicato a tutti coloro che amano sguazzare nei ricordi e nei juke-box dei Meravigliosi. Tutti gli altri sono pregati di tenersi a debita distanza.
18/07/2010