Il genere della seconda ondata del doom-ambient (che comprende gruppi come Kayo Dot, Isis e il compositore trasversale Francisco Lopez) ha una componente maggiormente sinfonica, meno cupa e greve della prima, quella stile Sunn 0))), Khanate e Southern Lord Records.
Maggior sperimentazione e meno ripetitività, almeno per i Kayo Dot. I Nadja di Aidan Baker non si affermano con la stessa originalità, ma preferiscono lambire ondate elettriche di chitarre, basso e tastiere come se volessero descrivere i moti millenari della crosta terrestre, dei vulcani, dei terremoti, delle tempeste e dei venti. L'ascoltatore è come un atomo sbattuto qua e là per la Pangea in formazione e tumulto.
I Nadja hanno un afflato panteistico e panvitalistico che certo mancava ai Sunn O))). La batteria è meno banale rispetto a tanti altri dischi del genere, ma certo sempre immarcescibile nella sua lentezza. Le chitarre, soprattutto nel lato B del primo Lp, si ergono come fossero pilastri e architetture urlanti, senza banalizzare eccessivamente la cupezza paradigmatica del genere. Il ciclo temporale del divenire materiale è quindi ritagliato da una parte nella sua regolarità distruttiva, sintetica e confusa, dalla altra parte nel suo costruire epicamente spiagge, scogliere, montagne e rocce selvagge, dalle forme evocative e irripetibili, in grado di comunicare un romanticismo esasperato.
Recentemente ristampato da Important a tre anni dalla sua prima pubblicazione, con l'aggiunta di un cd live, "Thaumogenesis" - etimologicamente "la genesi della meraviglia" - riparte dalle origini della formazione terrestre catapultando dentro di essa l'ascoltatore, che sta come Caspar Friedrich, con il suo titanico sentimento del sublime, immerso nell'incomprensibile distruggersi e ricostruirsi indistinto e senza sosta di ciò che ancora non ammette la vita e che, quando la ammetterà, continuerà indifferentemente il suo percorso, se si concorda con il pessimismo cosmico.
Khanate e Kayo Dot - in particolare questi ultimi con la loro "serena violenza", complementare dell'inquieta e timorosa indifferenza dell'album in esame - sembrava chiudessero ogni discorso originale o nuovo sul drone-doom (o ambient metal, che dir si voglia), invece i Nadja pubblicano un'opera non certo irripetibile, né pionieristica, ma di sicuro interessante e meno prevedibile del solito riff copia e incolla spalmato su 80 minuti di cd.
Quando la regolarità (di genere e di qualità) appaga, e non solo musicalmente.
01/07/2010