Dopo sedici anni e dieci Lp all'attivo, qualche segno di vago appiattimento è da mettere in conto, soprattutto quando il proprio frontman, in questo caso Will Johnson, è diviso tra una carriera solista, un'altra band (i South San Gabriel) e la collaborazione col proprio alter-ego, Jason Molina. Un artista che ancora bazzica ai margini della scena musicale statunitense, un po' come il sodale nel collettivo Undertow David Bazan, ma ha costruito negli anni una reputazione impeccabile e un repertorio di dischi invidiabile, non solo per quantità ma soprattutto per qualità, riuscendo come pochi a interpretare il ritmo sottocutaneo dell'America suburbana, alla ricerca di quel fuoco grezzo e terrigno che anima i territori tra i due oceani. Per questo "Candidate Waltz" Johnson rinuncia ai ruvidi spigoli chitarristici di quello slow-rock così poco "intellettuale", eppure così pieno di suggestioni e spiritualità (sulle orme di Rutili), sfoderando un disco di deludente solarità, non perchè questa lo sia di per sé, ma perché il piglio springsteeniano ("Only In My Double Mind") dei pezzi del disco stona fortemente con l'estetica del gruppo, portandolo in luoghi espressivi evidentemente sconosciuti. Radiofonico all'estremo e spensieratamente rotolante su qualche riflesso di sole, "Candidate Waltz" sembra più una valvola di sfogo dalle sofferte composizioni soliste, piuttosto che un riuscito tentativo di smarcarsi dal proprio percorso musicale, finora di assoluto rilievo.
29/06/2011