Quattro anni di quasi completo silenzio sono un intervallo di tempo oltremodo prolungato per un autore come Jens Lekman, che nella parte iniziale della sua carriera aveva messo in mostra una notevole prolificità, frutto della sua straordinaria naturalezza di scrittura.
Eppure, dopo che il successo di "Night Falls Over Kortedala" lo aveva imposto a un'attenzione ben più ampia rispetto a quella degli irriducibili patiti del pop d‘autore, l'artista svedese si è quasi completamente eclissato, se si eccettuano alcune comparse in compilation e un solo nuovo brano, "The End Of The World Is Bigger Than Love", messo in circolazione qualche mese fa.
A quanto si legge, per Jens Lekman deve essere stato un periodo assai tormentato, nel corso del quale la sua lucida ispirazione ha attraversato un lungo appannamento; pertanto, non può che essere salutato con gioia il suo ritorno sulle scene discografiche con un Ep di cinque tracce, che ne interrompe il prolungato silenzio, rispolverandone l'attitudine orchestrale e retrò in maniera ancor più vivace rispetto al recente passato.
In "An Argument With Myself" si ritrovano infatti l'inconfondibile timbro vocale e la sensibilità pop dell'artista svedese, incorniciate dall'abituale ricchezza di arrangiamenti che lungo alcune delle tracce dell'Ep diventano persino chiassosi, assumendo gradazioni estremamente brillanti.
Prima prova se ne ricava dalla title track d'apertura, impostata su tropicalismi che possono far pensare a quelli degli ultimi Club 8 e la cui melodia sfocia in uno spoken word dalle tinte soul. La fluidità di scrittura del trentenne di Angered riacquista un respiro più ampio nei due brani successivi, che tuttavia non risultano particolarmente incisivi nemmeno quando - è il caso di "A Promise" - il contesto sonoro torna più tranquillo e romantico.
Ma si tratta solo di un breve intermezzo, visto che squilli di trombe dal sapore antico introducono "New Directions", che poi si dipana in un profluvio ritmi sincopati e coretti femminili, in odor del Sufjan Stevens più prossimo al musical, mentre la conclusiva "So This Guy At My Office" presenta addirittura un incedere reggae, assai fuori luogo rispetto alla raffinatezza da crooner e alla levità indie-pop che hanno sempre caratterizzato Jens Lekman.
Benchè non si possa evitare di salutare positivamente il suo ritorno discografico, la notizia più incoraggiante rischia di essere la dichiarazione nella quale lo stesso Lekman ha definito "An Argument With Myself" come "un assaggio di quello che non verrà"; intendendo con ciò sicuramente che, al momento, non c'è nessun album all'orizzonte, ma anche (si spera) che un'eventuale nuova produzione a suo nome potrà discostarsi da quanto espresso in questo Ep, in definitiva abbastanza incolore nonostante l'innegabile classe e il mestiere consolidato dell'autore svedese.
19/09/2011