Quattro anni dopo "Walking The Walk" e a un decennio esatto di distanza da quel "Dead End City" che aveva lanciato la formazione spezzina in tutta Europa, i Peawees tornano con dieci canzoni che trasudano rock'n'roll vecchia maniera, sebbene opportunamente attualizzate, infarcite di influenze e rivisitate in chiave personale.
Accompagnato dalla copertina che ritrae il quadro "To Beauty" di Otto Dix (1922), "Leave It Behind" è l'opera matura di una band eternamente giovane, una scarica di adrenalina che scalda i muscoli e l'anima, un lavoro di respiro internazionale per sonorità e impatto. Il rock'n'roll è declinato con spensieratezza e classe, senza disdegnare passaggi pop, ma caratterizzato anche da un sound smaccatamente vintage che ci riporta indietro di qualche decennio, quando la musica era solo ed
esclusivamente sudore e passione.
Ruvido, eppure orecchiabile: questo è il "nuovo" sound dei Peawees, mai così attenti ai particolari e agli arrangiamenti. "Food For My Soul" coglie in contropiede l'ascoltatore con il suo rock'n'roll veloce e accompagnamenti di ogni sorta (dal sax ai cori femminili), che rendono il brano tridimensionale, quasi stessimo assistendo a un concerto e la band fosse proprio lì di fronte, sul palco. "Gonna Tell" strizza l'occhio al blues e preferisce l'orecchiabilità alla ruvidezza: un gran pezzo.
L'armonica con cui si apre (e si chiude) "Memories Are Gone" introduce un altro ottimo brano rock'n'roll-pop, cui fa seguito l'irresistibile semplicità di "Don't Knock At My Door", qualcosa a metà via tra Social Distortion e Clash.
La melodia "resiste" anche nei brani all'apparenza più sporchi. E' il caso di "Diggin' The Sound", che chiude l'ipotetico Lato A di Leave It Behind con lo sguardo rivolto a occidente e al rock americano, tra suggestioni fifties e accelerate springsteeniane.
"Good Boy Mama" apre la seconda parte dell'album introducendo nuovi riferimenti e suggestioni. Il ritmo rallenta e si fa più intimo, il sound si colora di Motown e black music. "Danger" è schizofrenia rock, tra momenti frenetici e improvvise decelerazioni strumentali, mentre "Need A Reason" rivela il primo amore dei Peawees: quello per il punk, seppure qui parzialmente mascherato ed edulcorato.
"Leave It Behind" nasce rock e si scioglie in un ritornello da ballata: contorta eppure facile all'ascolto, nel consueto equilibrio creato ad arte dal quartetto ligure. "The Place" ritorna ancora una volta alle origini del rock'n'roll, aggiungendovi al contempo la solita vena pop.
Infine, "Count Me Out" chiude il sipario con un elegante soul contaminato dalla vecchia scena di Detroit. Il gran finale che era lecito aspettarsi dai Peawees.
23/11/2011