Ryan Driver

Who's Breathing

2011 (Fire)
folk-rock-psichedelic

Le infinite mutazioni stilistiche del canadese Ryan Driver hanno convinto, seppur in ritardo, molti critici a rivedere le loro posizioni nei confronti dell’abile songwriter.
Jazz, country e psichedelia continuano a turbare le geometrie delle sue composizioni, il suono resta in bilico tra John Martyn e Will Oldham, tralasciando alcune stramberie che aggiungevano fascino al primo album solista “Feeler Of Pure Joy”.
“Who’s Breathing” sacrifica il lato più oscuro e ostico in favore di una accogliente e carezzevole intrusione nel cantautorato, conseguente anche alla recente collaborazione con Eric Chenaux per la Costellation.

Ascoltando il trittico iniziale del suo nuovo album si ha la percezione di una linearità espressiva poco originale; l’autore si cala nel mondo del country senza entusiasmare, tuttavia il timbro della steel guitar in “Dead End Street” è suadente, la melodia di “Am I Still Too Late” è evocativa e infine l’incedere di “Everything Must Spin” resta vibrante e brioso a ogni ascolto.
Ma il talento di Ryan Driver deve attendere per rivelarsi, ma quando l'autore riprende in mano la propria brillante ispirazione regala alcuni piccoli capolavori.
Si comincia con “Tell Me True”, una ballata incantevole e incantata, che con organo, chitarra e un delizioso falsetto ripropone le migliori suggestioni del folk-psichedelico di Tim Buckley; si prosegue con “It's Tulip Season”, una destrutturata ballad che intreccia il jazz alla maniera di Robert Wyatt, mentre la voce dipinge spazi armonici superbi.

Pur con qualche perdonabile incertezza, Ryan Driver sembra interessato alla ricerca di nuove soluzioni che possano incrociare le sue varie anime; in “Blue Skies Don't Care” sfida le regole dell’uptempo offrendo uno degli arrangiamenti più originali, con flicorno e chitarra acustica che duettano su atmosfere esotiche e sensuali.
Stesso ardire in “Don't Want To Leave You Without You”, intrisa di insane soluzioni elettroniche e scampoli di blues, soul e jazz dall’incedere svogliato e amabilmente sonnacchioso, che accolgono un amabile refrain.
La continua ricerca di strumenti improbabili continua a rendere gli arrangiamenti imprevedibili: dopo il ruler-bass, il flauto da naso e la sega per il legno, Ryan riscopre strumenti usuali (steel guitar, tastiere giocattolo) e introduce il mouth speaker, ovvero un altoparlante di cellulare trattenuto in bocca per ottenere suoni simili al wah-wah di una chitarra elettrica.
Ma resta vivo il suo interesse per una musica più colta, le due torch-song “Whether They Like Or Not” e “When Now Turns To Never” conciliano la sua passione per gli standard jazz e per l’arte di arrangiatore fantasioso, trascinando l’ascoltatore verso il lirico finale di “On A Beautiful Night Like Tomorrow “.

Non credo che "Who's Breathing" convincerà appieno il pubblico del nuovo cantautorato americano, ma Ryan Driver resta indubbiamente uno degli scrittori più originali e creativi, uno dei pochi nomi capaci di smuovere le secche della musica d'autore. Ora che la notorietà sembra vicina, c'è da sperare in quel capolavoro che i due album solisti e le sue altre produzioni (Silt e The Ryan Driver Quartet su tutti) annunciano da tempo, ma tralasciare il percorso e restare in attesa è un lusso che non è lecito concedersi.

04/06/2011

Tracklist

  1. Dead End Street
  2. Am I Still Too Late
  3. Everything Must Spin
  4. Tell Me True
  5. Blue Skies Don't Care
  6. It's Tulip Season
  7. Don't Want To Leave You Without You
  8. Whether They Like Or Not
  9. When Now Turns To Never
  10. On A Beautiful Night Like Tomorrow

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