A contrario delle band trattate nelle antologie Mannequin, i Central Unit si possono considerare come uno dei nomi "storicizzati" della scena synth italiana. Celebrati nel documentario "Crollo Nervoso", uscito nel 2008 e curato da Pierpaolo De Iulis, il gruppo di Natale Nitti, Alberto Pietropoli, Enrico Giuliani e Roberto Caramelli, è riuscito a mostrare una personalità profonda e complessa sin dagli esordi, tanto da valergli la partecipazione a festival come il No Wave, No Jazz Festival del 1983 a Berlino, a fianco di Einsturzende Neubauten e Fad Gadget, e il ruolo di opening act per gli Spandau Ballet e i Monochrome Set.
"Loving Machinery" rappresenta con le sue quattro tracce uno specchio interessante del gruppo bolognese. Mostra perfettamente la tendenza a eludere la semplice forma-canzone, costruendo complesse atmosfere sintetiche e ritmiche. Sorrette da una tenue cupezza, vicina a un gusto cinematografico, quasi carpenteriano, composizioni come "Rock Onze" e "Beset City" sono inquieti specchi spezzati da riflessi al neon. Le stridenti linee di sax, appartenenti a un immaginario di confine con il noir e il thriller più fumoso, acuiscono il carico nervoso dei brani, raggiungendo una strana dispersione di riferimenti.
La cover dei Tuxedomoon, "What Use?" è l'ideale sublimazione di questa concezione, con il suo gorgogliare sospeso tra "Videodrome" e il Ballard di "Crash", rappresentati in flash di fotografia organica.
Una nota in più merita l'artwork, opera di Giorgio Carpinteri (collaboratore di Frigidaire e Linus), tra i partecipanti del gruppo di fumetto sperimentale "Valvoline", che seguiva le impronte di José Muñoz, Joost Swarte e Art Spiegelman.
(08/02/2012)