Riprendere la rotta può essere in effetti piuttosto difficile, quando si passa il proprio tempo da un continente all'altro, suonando le stesse canzoni ogni sera per innumerevoli volte, percependo lo scorrere dello spazio e del tempo dal finestrino del pullman.
Le cinque canzoni di questo Ep solista di Daniel Rossen, frontman dei Grizzly Bear - materiale di "Veckatimest" accantonato, oppure composto per il nuovo disco della band, che intanto magari intraprenderà nuove strade? - hanno permesso al Nostro di ritrovare la vena, e a noi di comprendere curiosamente come certe band siano in realtà diretta espressione della propria personalità principale. Cambiando i propri accompagnatori, come fa Rossen in questo "Silent Hour/Golden Mile", il risultato è lo stesso.
In questo caso bisogna davvero preoccuparsi, perché questo progetto solista suona meglio della band di partenza, l'estro più a fuoco e messo a guinzaglio da un'esigenza espressiva che forse prescinde anche dalla musica stessa. "Golden Mile" fluttua con voluttà tra Van Morrison e Tim Buckley, sfruttando però lo strumming imperioso di Rossen, che risalta in ogni traccia (salvo naturalmente "Saint Nothing", per pianoforte e voce).
In "Silent Song" Daniel utilizza i rimandi psichedelici della propria band di partenza per schizzare Neil Young di bizzarri paesaggi bucolici, in quella che è probabilmente la traccia fondamentale del disco, e lo possiede di un fuoco alieno nel bellissimo arrangiamento per chitarra elettrica che chiude il brano.
Non sarà mai un grande compositore di melodie, Rossen, anche in "Return To Form" la cosa migliore è la tensione deflagrante che si ottiene nella improvvisa jam di fine pezzo; lo stesso in "Up On High" e "Golden Mile", nelle quali l'acustica del Nostro sinuosa si acquatta, per aggredire con improvvise impennate.
Qualcosa di sfuggente ma vivo, in modo potente e impossibile da ignorare, alberga nel cantautore americano. Qualcosa di spaventoso ma che, se liberato incanalandolo positivamente, potrebbe veramente mettere la sua impronta sulla musica di questi anni, anche per gli ascoltatori che seguiranno e che non dovranno più perdersi per i meandri dei Grizzly Bear, ma solo aspettare di venire investiti dalla smania chitarristica inarrestabile di Daniel Rossen.
19/03/2012