Demdike Stare

Elemental

2012 (Modern Love)
primitive dub, techno, library music

Il duo inglese ci aveva iniziato a un culto nato da una profonda e oscura ricerca sonora. Un percorso in tre movimenti che aveva dato luce a una cinematografia segreta, sperduta in un oblio temporale. Primitivi ritmi etnici trasformano lenti tragitti dark-ambient in ancestrali danze psicotiche, in un collegamento fisico, caldo epidermico, con le osse marcenti dei nostri archetipi.

Se “Tryptich” aveva saputo scrivere un tragitto ciclico di meditazione e introversione verso una memoria nascosta e in decadenza, i quattro Ep che compongono “Elemental”, ovverosia: “Cheysanthe”, “Violetta”, “Iris” e “Rose” (alcune composizioni sono in versione però alternativa), fondono uno studio concentrato su un organismo lisergico conforme e complesso, che spurga la realtà circostante delle sue sovrastrutture, sincretizzando un teatro dei simboli ridotto alle pure, bianche, ossa.

Il dub intramuscolare, scavato dentro i solchi della musica del duo manchesteriano è una trasformazione post-nucleare del ritmo naturale della vita: disegni sonori di una notte illuminata dal calore infernale e sotterraneo del magma, e sorretta dalle cantilene aborigene dell’era dei sogni. È così eretta una costruzione misterica, naturale, rivestita di terra, pelle e ruggine su cui primi simboli sacri, talismani e meccanismi rotti vengono aggiunti a sigillo.
Il suono degli inglesi è una minimalistica scenografia dai toni grumosi e sottili: “New Use For Old Circuits”, “Mephisto’s Lament”, insieme alla versione alternativa di “Kommunion”, sintetizzano questo mondo distorto e in crescita cellulare tra assordanti silenzi luminosi, tamburi industriali dai rigurgiti sintetici, gorgoglianti circuiti tra ingranaggi di vecchie macchine a pressione.

È un mondo nuovo, morente e già quasi sepolto da macerie che cerca di sopravvivere tra collage fluidi di passato/presente (“Metamorphosis”, “Violetta”) in direzione di una nuova vita, o meglio, significazione. La matrice che avvolge questa provetta di esistenza si muove da rumori organici a spasmi skull techno (“Ishmael’s Intent” e “We Have Already Died”), verso un livello di somiglianza con quanto fatto anche da Shackleton, senza tralasciare una parvenza d’affinità con Cut Hands.
Un’essenzialità che racchiude in sé una forza primigenia e caotica, un’orgia creativa già evidente in “Erosion Of Mediocrity” (un liturgico orgasmo di tamburi Taiko) e nell’orchestra concreta/magnetica di “Falling Of The Edge”, che contengono in sé i semi disturbanti della nuova realtà in costruzione attorno a noi.

“Elemental” è un mondo a sé. Un’installazione sonora mutevole in più direzioni, da saper interpretare non solo emotivamente, ma nei suoi angoli più simbolici e archetipici. Riesce a incidere su materiale organico e ritmico una visione oscura di rara profondità e complessità senza ricorrere a sovra-stratificazioni inutili o lirismi concettuali, ma rivelando la carne pulsante sotto la pelle.

25/12/2012

Tracklist

1-0         Untitled   
1-1         New Use For Old Circuits  
1-2         Mephisto's Lament       
1-3         Kommunion (Alternate Version)  
1-4         Unction (Alternate Version)        
1-5         Mnemosyne      
1-6         Shade  
1-7         In The Wake Of Chronos (Alternate Version)      
1-8         10th Floor Stairwell        
1-9         Violetta      
1-10         Metamorphosis      
2-1         All This Is Ours (Sunrise)    
2-2         Erosion Of Mediocrity       
2-3         Nuance    
2-4         Falling Off The Edge (Alternate Version)      
2-5         Dauerlinie         
2-6         Dasein        
2-7         We Have Already Died    
2-8         Ishmael's Intent

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