Il biglietto da visita si chiama "Man On Wire" (un omaggio al funambolo francese Philippe Petit?) che, dopo un'introduzione ritualistico-esoterica, si lancia in una poderosa cavalcata krauta, chiarendo che il sound si è fatto meno monolitico, più dinamico rispetto a un disco come "Science & Industry". Siamo dalle parti degli Hawkwind, ma con i Neu! a dire la loro nelle retrovie, mentre le chitarre si infiammano ed esplodono come supernove e i synth si smarriscono lungo galassie la cui colonna sonora è rappresentata da un inesausto, estatico rivolo di percussioni ("Entrance").
Un disco che aggiunge praticamente nulla a quanto gli appassionati di space-rock più o meno "hard", più o meno krauto conoscono. Eppure, mentre "Genocider" scorre grassoccia e visionaria (si ascoltino anche quelle manipolazioni in odore di dub...), è sempre un bel piacere chiudere gli occhi e abbandonarsi a tutto un mondo interiore fatto di stelle, pianeti e oltremondi.
(16/07/2012)