K-Conjog

Set Your Spirit Freak

2012 (Abandon Building)
new age, modern creative, avantgarde
6.5

Dopo aver detonato la sua fantasia in alcune canzoni di "Il nuovo è al passo coi tempi", e aver assestato i suoi colpi in numeri rilassati nel mini interlocutorio di "Le storie che invento non le so raccontare", Fabrizio "K-Conjog" Somma conferma brillantemente la strada poetico-meditativa nel secondo "Set Your Spirit Freak", con un uso al contempo disinvolto e megalomane di suoni naturali e archetipi della musica da camera.

"It Is Possible To Set Our Spirit Freak?", preludio arcadico di pienezza armonica, visione pastorale sopra un chiasso di volatili e insetti, imposta lo spirito dell'opera, che - a dispetto del titolo - non ha davvero nulla di freak, anzi una dimensione trascendente si mescola all'immanente, l'universale scende alla dimensione spicciola dell'esistenza.

"Nobody Knows", aggiornamento degli Enigma, tessuto cangiante di contrappunto occidentale e raga orientale, scandito dal pesante passo r'n'b, fa da contraltare a una "Qwerty" che importa il pianismo di Michael Nyman tra voci gospel, palpiti di archi elettronici e un inferno di congegni in loop, e a una "Thinking About Robin" con sottofondo di giochi di eco, fuga minimalista per piano, giocattoli, elettronica, violoncello e voci fantasma alla Enya; la pulsazione sincopata quasi-funk che interviene dona - per assurdo - nuovo colore celestiale alla sarabanda. "Meanings" si libra in lente variazioni di solo piano, con un pattern per chitarra e glockenspiel che accoglie ottoni hollywoodiani, e un ultimo loop inceppato.
"Jabberwock" è il contrario: da subito marca connotati ritmici, quasi un remix big-beat di un preludio di Claude Debussy, ma quasi guasta la magia delle altre pièce.

I due brani maggiori arrivano alla fine. "Uno Is Walking" attacca come una vera sonata da camera, tutta sospensioni e inceppamenti, ogni tanto memore della sua melanconia (simbolizzata dalla pioggia scrosciante), fino a che il ritmo rileva la tensione, in un trionfo memore dei gentili cromatismi del David Lanz di "Cristofori's Dream" e del flusso magico del Mike Oldfield di "Tubular Bells". Allo stesso modo l'inizio afro di "Lake Minor" diventa via via sempre più scandito e imponente (sinfonico), arricchendosi di sottili dissonanze techno-industrial, tastiere epiche, canti folk, pizzicati cinesi.

Profetizzato dal singolo di dieci minuti "Mono No Aware" (incluso nell'albo), il nuovo corso di Somma è un poema dettato da tre direttrici. Anzitutto l'illusionismo di sorgenti, naturali e artificiali, ottimamente diluite. La mimesi, in cui le partiture sono fatte precipitare per chimiche contrapposte, devianti. E il massimalismo: il suo modo principe di donare vigore alle emozioni in filigrana. Qualche tecnica suona datata, specie le basi ritmiche, innamorata di revival. Il resto (inclusa l'indovinata produzione di Somma stesso) toglie il respiro.

18/09/2012

Tracklist

  1. It Is Possible To Set Our Spirit Freak?
  2. Nobody Knows
  3. Mono No Aware
  4. Untitled 155
  5. Qwerty
  6. Thinking About Robin
  7. Jabberwock
  8. Uno Is Walking
  9. Lake Minor
  10. Meanings (Trying To Set My Spirit Freak... For You!)

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