Qui i Neurosis giocano a fare i Neurosis, come fossero una band alle prime armi, cresciuta nel culto dei Neurosis. La grafia è quella di sempre, la profondità e la capacità di modellare il metallo con il fuoco dell’anima rimangono sepolte sotto una coltre spessa di (a questo punto) luogocomunismo neurosisiano. Il consueto coniglio (“At The Well”) estratto da un cilindro di idee piuttosto asfittico, si staglia sul resto a mo’ di epitaffio e, a parte qualche divagazione post-metal delle loro, gli altri pezzi suonano stanchi come un branco di cavalli macilenti smarriti nel deserto.
E se la consunzione reca con sé un fascino malato, si spera che i Neurosis non proseguano il cammino fino a tramutarla in un parodistico autodisfacimento. Il voto in calce potrebbe essere più basso di un mezzo punto, la sufficienza è sinonimica del rispetto dovuto a una delle formazioni più grandi degli ultimi trent’anni di musica estrema.
(30/12/2012)