Lontana anni luce dai vortici di violenza post-metal creati con i Neurosis, la carriera solista di Steve Von Till abita gli abissi di un folk-rock buio e dolente; composizioni, spesso lunghe, intrise di uno spleen pesante, espresso con melodie acustiche e quasi minimali che hanno fatto di “As The Crow Flies” e “If I Should Fall To The Field” due dischi di un cantautorato tra i più interessanti di questo inizio secolo.
“A Grave Is A Grim Horse” arriva a sei anni dal precedente lavoro, un periodo passato tra progetti paralleli (Harvestman, Culper Ring) e tre uscite con i Neurosis (ultimo il “Given To The Rising” dello scorso anno) e giunge in contemporanea con il secondo lavoro solista di Scott Kelly, compagno di avventure nel gruppo principale.
Mentre Kelly rimane su terreni di semplicità acustica per chitarra e voce, Von Till raffina il proprio approccio abbandonando le rarefazioni del precedente album in favore di un suono più pieno con orchestrazioni che, seppur minime e ancora per la maggior parte acustiche, sanno regalare un tocco in più alle sue ballate, esempio pefetto quella “Willow Tree” carezzata da archi e punteggiata da piccoli rintocchi di luce elettronica.
Sommesso ma non sempre tenebroso, “A Grave Is a Grim Horse” instilla momenti di assoluta delicatezza, la lap steel di “Looking For Dry Land”, gli archi della splendida cover drakeiana “Clothes Of Sand” o la tenera “Promises” che fu di Lyle Lovett.
Se il disco può anche cedere leggermente in alcuni episodi (“Brigit’s Cross”, “Gravity” o il country in super-slow motion di “Western Song”) altrove riesce a creare atmosfere da brividi, come nella camminata infernale della title track, a metà tra Lanegan e Danzig, o nella meravigliosa landa desertica e quasi aliena disegnata in “Valley Of The Moon”.
Il mondo dipinto dalle musiche di Steve Von Till viene ben illustrato dalla copertina del disco, più che una tenebra oscura, un bosco onirico e stregato nella cui foschia si irradiano aloni di fioca luce a guidarci nel cammino e rassicurarci.
Steve Von Till è cresciuto, riuscendo a migliorare il suo stile, arricchendolo e allontanandolo così da quella forma di espressione estremamente scarna che alla lunga poteva risultare ripetitiva e senza mordente.
Curato ma schietto, intenso e sentito, “A Grave Is A Grim Horse” è uno dei dischi di songwriter folk più belli dell’anno.
05/09/2008