Scott Kelly - The Wake

2008 (Neurot)
folk, doom

Scott Kelly è uno dei membri fondatori dei Neurosis, la più importante realtà del calderone definito come post-metal. Assieme al compagno Steve Von Till, ha segnato la storia della musica estrema degli anni Novanta con lavori che sono già dei classici (“Enemy Of The Sun” e “Through Silver In Blood”); la band californiana, nella quale Kelly è chitarra e voce, si è sempre distinta per la sua pragmatica etica sonica e frastornante, capace di destabilizzare senza cadere nella banalità, il cui confine è sempre dietro l’angolo.
La carriera solista di Scott inizia nel 2001 con un disco, “Spirit Bound Flesh”, che si potrebbe definire come l’esatto opposto della musica dei Neurosis: avant- folk minimale, secco e aspro, contornato da un manto di tenebra funerea. Più vicino a Johnny Cash che al metal. Nei sette anni che ci separano quell’enigmatico esordio, Kelly ha collaborato al progetto Blood&Time, sempre in territori folk, e ha continuato la sua attività con i Neurosis.

“The Wake” è quindi da considerarsi il ritorno al progetto solista. Il disco è un piccolo forziere del tesoro, scuro e polveroso, rimasto chiuso per secoli e non ancora aperto. Le atmosfere dell’esordio sono appesantite e risucchiate in un vuoto quasi cosmico, abissale. Il minimalismo del lavoro, che raramente mostra qualcosa di più della semplice accoppiata chitarra acustica-voce, lascia spiazzati e atterriti per la sua capacità di disegnare paesaggi sconfinati. L’apertura di “Saturn’s Eye”, ad esempio, è composta da quattro accordi affilati e incisivi sui quali si distende la voce roca, profonda e lontana di Kelly; ma la chitarra elettrica che entra così silenziosamente riesce ad aprire l’orizzonte in maniera superba. Lo stesso lavoro viene ripetuto nella lunga e conclusiva “Remember Me”, con lo stesso risultato: poche note allungate e stirate che riescono a tagliare l’atmosfera cupa e afosa che avvolge l’intero disco.

Proprio questa cappa di oscurità impedisce spesso a Kelly di esprimersi al meglio. Nonostante il disco duri poco meno di trentacinque minuti e contenga dei momenti molto positivi, arrivare alla fine può risultare difficile. Nel tentativo di avvolgere l’ascoltatore in una nuvola grigia per trascinarlo nei meandri più spettrali dell’animo, il minimalismo di Kelly diventa un’arma a doppio taglio verso l’autore stesso. “The Searchers” è un lungo pezzo di folk minimale e reiterato, con pochissimi accordi a ripetersi per sei minuti e la voce, incisiva e affascinante quanto monocorde, a trascinare poche note verso la fine, una piccola salita senza troppa convinzione.

“The Wake” è un disco interessante sebbene privo di idee fresche: gli amanti del Johnny Cash più solitario e folk potranno trovare in Scott Kelly una nuova luce, mentre le persone dalla noia facile troveranno un disco perfetto per lamentarsi. A tutti gli altri, Kelly propone un’introspezione dell’animo umano molto vicina alle atmosfere dei Neurosis, sebbene su territori musicali diametralmente opposti: dove là c’è frastuono, qui c’è silenzio, dove c’è rumore c’è melodia. L’ascolto non costa a nessuno e, con il passare del tempo, può svelare piacevoli sorprese.

23/08/2008

Tracklist

  1. The Ladder In My Blood
  2. Figures
  3. Saturn's Eye
  4. The Searchers
  5. Catholic Blood
  6. In My World
  7. Remember Me

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