Siamo dalle parti del gruppo madre di lei, ma forse anche no. Synth ovviamente, a manetta; una centrifuga però molto più in punta di piedi rispetto al debutto degli Austra - molto fioretto, e un taglio in generale decisamente asciutto. È quel synth davvero molto old school, da rimpatriata tra vecchi amici con panini e coldwave. Il completino totally black non lascia spazio a fantasie di sorta: ancora una volta anni 80. Ma come si diceva c'è molto meno unto nell'aria e un gusto tanto minimale nelle strutture, quanto variegato nei colori che risaltano.
Ne esce fuori un disco estremamente omogeneo e giocato davvero sui giri di synth, impeccabili nel ficcarsi in testa indelebilmente. I testi ammiccanti viaggiano su un unico binario assieme a tastiere sinuose, giocate su saliscendi ora intrisi di una spirito decadente, ora romantici, ora luminosi. Anche se la sensazione di un disco che ruota attorno alle variazioni sul tema può affiorare, poi alla fine ci si abbandona davvero a un debutto di impatto non così diverso dal fu-esordio dei Cold Cave. Una sorta di altra faccia della medaglia: aggressiva e grintosa la band di Eisold, più timidi e misteriosi, a tratti quasi dream-pop, i Trust.
L'iniziale "Shoom" parla chiaro: beat deciso e poco tronfio, synth in salita e tono della voce distante e quasi isolato rispetto al pezzo, in un crescendo continuo ma mai esagerato. Le potenziali hit sono tantissime: "Dressed For Space", "Bulbform" vivissima fotografia, gli Absolute Body Control e i Depeche Mode che guardano da lontano, il profumo di mare lasciato alle spalle di "The Last Dregs", la bellissima maliconia autunnale di "Candy Walls", il vigore di una "Gloryhole" piuttosto che la sognante "Heaven". La lacrimevole "Sulk" - singolo di lancio - chiude le danze, chiude un cerchio, chiude tutto.
Forse monotematico, forse un po' statico, forse con un paio di pezzi di troppo. Fregarsene è la parola d'ordine, perché non so cos'altro possa servire, cos'altro si possa pretendere da un esordio. C'è tutto un campionario di emozioni per un disco che è un disco pop, ma anche no. L'importante è che ci sia una sola cosa, quella che conta: le canzoni belle.
(21/01/2012)