Un nuovo album dei Uochi Toki si ascolta con uno strano misto di curiosità e timore. Che si saranno inventati questa volta? In che modo le tirate di Napo mi faranno dubitare della mia intelligenza? E le basi di Rico, tenteranno a ogni modo di perforarmi il cervello oppure si limiteranno a disorientarmi e alienarmi da qualsiasi attività concreta?
Circola la voce che "Idioti" sia il loro disco pop. Qualunque cosa si intenda col termine, mi voglio sbilanciare: balle. Basti questa considerazione: l'ho ascoltato un tot di volte - tot piuttosto alto - e non sono ancora arrivato a una conclusione precisa non dico sul gradimento, ma anche solo sul tema dell'album. Ammesso e non concesso che ci sia.
I pezzi sono sì ricchi di ripetizioni, qualcuno perfino di ritornelli (!), ma anche tortuosi come non mai, zeppi di capovolgimenti e repentini cambi d'atmosfera. "La prima posizione della nostra classifica" gioca in effetti al pop, ma un pop visto dalla lente deformante di "I fonici": trucchi sonori, autoreferenzialità al massimo grado e efferato "smontaggio" dei meccanismi costruttivi del brano musicale stesso. "Perifrastica" pare saltare deliberatamente di palo in fras(ti)ca, "Tigre contro tigre" viaggia su calembour, teatralismi, infantilità varie e voltafaccia metrici. Altri pezzi però - "Ecce Robot", "Umami" - mostrano uno sviluppo progressivo più direzionato, per quanto sempre poco lineare, e sembrano lasciare intendere un filo comune a tutto il disco.
Quale sarà? Boh. Mi limito ad azzardare qualche ipotesi: gli sperimentatori, lo strano mondo mostrato dalla scienza, i punti di vista alieni. In un modo o nell'altro, molti dei brani parlano di idee o persone che vanno contro ciò che siamo abituati a chiamare "normale", esplorando nuovi territori animati dal gusto della scoperta. Questo vale sia per l'umano-robot del primo pezzo (una sorta di bigino fantascientifico, che inquadra la scienza come religione prima ancora che come fonte di sapere), sia per i nerd/falegnami/skater improvvisati di "Tavolando il pattino con Antonio Falco" o il non meglio identificato sperimentatore di ristoranti di "Sberloni". "Al Azif" (il supposto nome arabo del Necronomicon - ma non chiedetemi che c'entri) sembra voler presentare l'umanità dall'inedita prospettiva degli insetti, peraltro dandoci dentro parecchio con tassonomie e riferimenti all'evoluzionismo; "Tigre contro tigre" invece, in uno dei brandelli che la compongono, guarda l'uomo e il suo linguaggio dall'ottica "rovesciata" di un bambino iper-analitico.
Il frequente - e sorprendente - ricorso a filtri vocali senz'altro contribuisce alla sensazione di "de-umanizzazione" suscitata dal disco, ma sono le basi a giocare la parte del leone: si tratta, essenzialmente, delle più stranianti e cyberpunk prodotte finora da Rico, fatti salvi forse certi passaggi molto Numaniani dalle parti di "Libro Audio". Pescano a piene mani dall'ambient più gelida e tridimensionale, ma non disegnano le sferzate glitch, né l'improvviso ritorno a schemi più classicamente hip-hop quando questo possa renderle più ossessive.
Lessico e concetti sfoderati da Napo pure sembrano confermare la lettura "scientifica" del disco. "Idioti" è tutto un florilegio di termini biologici, copioni che paiono far eco alla linguistica, alla teoria della complessità (vedi ancora "Al Azif", col suo insistere sull'opposizione parte/tutto e centro/periferia) e perfino all'ormai un po' vetusta cibernetica.
Ma forse è solo che in un disco così intricato, sfaldato, e almeno in apparenza ampiamente "random" nell'incedere, uno finisce per sentirci dentro quel che gli pare.
07/03/2012