Empire Of The Sun

Ice On The Dune

2013 (Emi)
dance-pop

C’era una volta l’impero del sole. D’accordo, quella dell’impero sarà pure un’iperbole legata alla colorata immagine fantasy del duo australiano, però il debut album degli Empire Of The Sun era pur sempre – per restare nella metafora – uno spazio assai grazioso in cui sostare volentieri. Ma come, si chiederà qualcuno, costui ci parla al passato di un gruppo che sta imponendo, alle orecchie dei più, uno dei più classici tormentoni estivi? Eppure... Capiamoci, “Alive” - perché è di ciò che stiamo parlando – è una canzone assemblata con tutti i sacri crismi della hit da bagnasciuga, inclusa la furberia di riprendere per sommi capi i pruriti da solleone che furono di “Walking On A Dream”, che imperversò quattro estati orsono.  
Non è su questo che troveremo da ridire: gli Empire Of The Sun, giova ricordarlo, hanno un pedigree di tutto rispetto, essendo Luke Steele il leader dei rockeggianti e pluripremiati, in patria, The Sleepy Jackson, e già questo può legittimare l’ambizione del nuovo progetto, che è poi quella di entrare nel novero dei  synth-duo che, dai Buggles ai Soft Cell, dagli Yazoo ai longevi Pet Shop Boys, hanno raccolto allori in ogni angolo del pianeta.

La vera questione è che, tolta qualche eccezione di cui diremo poi, sono troppi gli episodi di “Ice On The Dune” che oltrepassano di un pezzo la soglia della stucchevolezza. Peccato, perché le composizioni non sarebbero nemmeno male, e però (quasi) tutto è compromesso da una voce resa ulteriormente efebica da un flanger affilato, che la fa aderire ai synth in un unico, collosissimo, impasto.
Cascate di eco che nemmeno nelle Grotte di Frasassi, inglobate in un’iperproduzione a tratti tamarra, che sovente rimanda a quell’infausto periodo degli anni 90 in cui si sfornavano dance cover version di ogni genere e fattezza.

Svanita la squisita leggiadria dell’esordio, si vorrebbe optare per qualcosa di più saporito, che però finisce con l’aggredire il palato impedendoci di distinguere i sapori, che si mescolano in un gusto indistinto, anche quando sembrano promettere bene. E’ il caso di “DNA” con una chitarra acustica – già trattata di suo - che irrimediabilmente soffoca in un tourbillon di tastiere che fagocitano persino la sezione ritmica, oppure della title track, che fa un po’ il verso alla disco hit datata 1978 “I Love America” di Patrick Juvet senza però possederne il mordente.

Le cose migliorano sensibilmente quando i bpm rallentano e si accantona la paturnia di voler far ballare a ogni costo: così, quasi a sorpresa, escono dal cilindro canzoni come l’eterea “I’ll Be Around”, che non sfigurerebbe in “Behaviour” degli amati Pet Shop Boys, e “Keep A Watch”, deliziosa ballata glam che rimanda ai T. Rex più poppeggianti. Troppo poco per derogare da un trend fatto di buone intuizioni, che potranno pure funzionare, ma che vengono compromesse da scelte stilistiche troppo sopra le righe. Disco perfetto come colonna sonora di luna park itineranti, da suonare a volume sparatissimo, tra autoscontro, montagne russe, e l’immancabile calcinculo.

01/08/2013

Tracklist

  1. Lux
  2. DNA
  3. Alive
  4. Concert Pitch
  5. Ice On The Dune
  6. Awakening
  7. I'll Be Around
  8. Old Flavours
  9. Celebrate
  10. Surround Sound
  11. Disarm
  12. Keep A Watch

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