Un grumo spaziale dove non c’è fuga. Un territorio di confine in cui la luce non riesce a trapassare i densi strati di suono, è questo la terra di “Zyklusters” di
Maurizio Bianchi. Opera uscita come spesso è successo (e ancora succede) in numero limitato (150 copie, per la Lona Records), disperse nella discografia sterminata di questo caposaldo della sperimentazione industriale, ambient, noise italiana, ci mostra il rumore minimale che si nasconde ai bordi di un cosmo deviante.
Dalla iniziale “Sretsulkyz” fino alla finale
title track assistiamo inermi alle orbite geometriche e aliene di una dark-ambient in bilico un rumorismo tenuto a freno sapientemente, come se il
bruitisme di
Vivenza prendesse un tè nello spazio sconfinato dei
Tangerine Dream, cucendo i suoi stessi elementi fra sé in grumi di suono astratto.
È un passo interessante della produzione di Bianchi che si affianca in questa
release in doppio Cd-r, all’opera di
Le Cose Bianche, progetto
powered weird electronics italiano. Le sue “Structural Sessions” qui riprodotte si muovono quasi secondo un asse parallelo al lavoro di Bianchi, interpolandosi secondo una matrice industriale più ortodossa (”Lower Limits”) o più devota a orizzonti horror-sintetici (“Catalysis”) per poi consumarsi dentro la carne putrescente di una fabbrica di
cluster sonici (“Cluster”).
È questa una doppia release che mostra un volto simile nei suoi due artisti ospitati, un continuum industriale e rumorista che si contiene e modula per raggiungere una perversa visione spaziale. Un’opera doppia che raggela e affascina nel suo viaggio.
02/01/2014