Assurto ormai – e con ragione – al rango di “The Voice” della scena indipendente americana, e dissolta la sua band di formazione, i Walkmen, Hamilton Leithauser giunge a un non inaspettato esordio solista, con al seguito uno stuolo di estimatori e collaboratori, nel quale spicca Rostam Batmanglij dei Vampire Weekend, insieme a Richard Swift e ad altri vari musicisti.
“Black Hours” stenta però ad accendere la voce di Leithauser, protagonista più attesa: i suoi brani, sospesi in un equilibrio piuttosto insipido tra un vago spirito popolare (country e gospel in “I Retired”, lo stomp chiassoso ma sciapo di “Alexandra”) e i vecchi cari duetti da scantinato con la chitarra sferragliante (“Bless Your Heart”), sono brani qualsiasi, nei quali viene meno anche l’apporto di uno strumento unico ed emozionante come la voce di Hamilton.
Nonostante nel disco quest’ultimo ammicchi anche a fare di sé una nuova (?) figura di crooner alternativo (“The Silent Orchestra”, “5 AM”), il problema di “Black Hours” (e forse di molti dei dischi dei Walkmen) è la scrittura, anche qui schematica, a tratti quasi infantile.
Sarebbe bello, insomma, in un futuro, sentire Leithauser cantare canzoni scritte da qualcun altro – non ci sarebbe niente di male... O no?
29/05/2014