Il microcosmo dei progetti paralleli dei newyorkesi Yeah Yeah Yeahs dell’era “Mosquito” ha annoverato anzitutto un valido “Drums & Drones” (2013) da parte del batterista Brian Chase, con cui vidima il biglietto di compositore d’avanguardia, una carriera parallela non per niente avvalorata da successive collaborazioni di prestigio (con Alan Licht per “We Thought We Could Do Anything” e con Thollem McDonas per “Dub Narcotic Session”).
Quindi è la volta della frontwoman Karen O, anch’essa già attiva in featuring di lusso (“Embyonic” dei Flaming Lips e “The Seer” degli Swans, oltre a singoli sparsi con David Lynch e Trent Reznor). Com’era prevedibile, il suo albo solista “Crush Songs” espone il lato pop dello spettro descritto dalla band madre. Ciò che stupisce è la bassissima qualità demo di queste “canzoni”, che non ha nulla a che vedere con la sofisticata e lasciva vocalist di album come “It’s Blitz” e singoli killer come “Bang”, e che per giunta annovera punti bassi come la base hip-hop attaccata con lo sputo di “Visits” e l’imbarazzante scrittura bambinesca di “Day Go By”.
Gnaulante marasma di brevi o brevissimi provini casalinghi - risalenti al 2006 - dal quale emerge solo una “Body”, filastrocca quasi-psichedelica che sfrutta la sua fantasia (schiocchi di lingua, gorgheggi a mo’ di piffero, urlo cacofonico), e la murder ballad “Beast”, tutta acuti lamentosi sovraincisi. A essere magnanimi anche la ninnananna svampita di “Sunset Sun”. Si recuperi piuttosto il lavoro per il cinema di Spike Jonze, dove Karen O, al secolo Karen Lee Orzolek, classe 78, eccelle con l’esuberante, radioso canzoniere acustico per “Where The Wild Things Are” (2009, a nome Karen O And The Kids) e con la delicata “Moon Song” (2013) per “Her”.
12/09/2014