In poche parole, il fulcro composto da Rossi, Cianciulli e Baroni ha sempre dato la precedenza alla fantasia e alla vera creatività che a tante involuzioni musicali pseudo-avanguardiste, che sarebbero state ben più facili da realizzare (tant'è che a fare del semplice rumore sono capaci ormai anche i bambini delle scuole elementari). Addentrarsi in toto nel loro universo artistico (fatto di autentica "musica globale", piuttosto che "totale", nel senso che attinge davvero da ogni fonte e non solo musicale) equivale un po' a osservare attentamente una qualsiasi tela di Dalì, tanto molteplici sono le chiavi di lettura e di interpretazione. Ci si può vedere e ascoltare tutto e il contrario di tutto, data la caratteristica fondamentalmente surrealista della loro musica (i loro vestiti di scena, per esempio, erano tanto pittoreschi quanto quelli indossati dai Sun City Girls dei tempi belli).
I ventidue brani qua compilati cercano di mostrare una tavolozza di colori e suoni il più possibile eterogenea. Si parte subito con l'inedito (risalente al 1983, ma che qua è stato recentemente rimaneggiato) "Fuoco", con il suo minimalismo elettronico alla David Borden e voce recitante. "Sansone e Dalila" è un breve saggio di elettronica "vintage", che ricorda i primi esperimenti al moog di Beaver & Krause. Le suadenti trame pop sintetiche di "Damento Tan Ceppo" contrastano con l'aria di "Land Of 1000 Headhunters", che sembra tratta da un'opera di Harry Partch che si sia convertito al rock.
Simpatica è la citazione di "Music With Changing Parts" di Philip Glass inserita nella brevissima "Meteorite In Avvicinamento alla Tua Finestra", mentre è un vero capolavoro il montaggio sonoro della lunga "Tormento e Visnù", che rimanda direttamente ai dischi di Brian Eno realizzati in coppia con Robert Fripp (gli esperimenti su nastro e delay di "No Pussyfooting"). "Let's Network Together" e "Vinyl Love Junkie" potrebbero appartenere al repertorio maggiore dei They Might Be Giants, mentre "Do The Murnau", "Tagliare" e "Tiki" sono canzoni più regolari, addirittura quasi normali. Si omaggiano anche i Clock DVA in "Il Mal della Pietra", laddove "Billie Rising" è un'aria da music-hall in chiave post-punk.
La tenebrosa musica elettronica di "Totem" pare provenire dalla colonna sonora di uno dei classici film gore di Lucio Fulci (che si siano ispirati a Fabio Frizzi?), mentre "Do Androids Sing Electric Lullabies?" e "Not Ray" sono dei brevi intermezzi che hanno poco da aggiungere. Si arriva alla fine con due cover opprtunamente scarnificate di "Io Ho In Mente Te" (originariamente degli Equipe 84) e di "Religion" dei PIL, per farne due istantanee cyber-punk. Ciliegina sulla torta è la versione ridotta di "Preti Pedofili", che in questa nuova veste pare sia stata rimissata da Merzbow, un vero pugno nello stomaco.
Da menzionare è anche il libro accluso, dove oltre a contenere foto inedite e tutta la scaletta dei brani e relativo commento, prende parte una lunga e a suo modo delirante intervista di Alessandro Achilli (vecchio collaboratore della mitica e ormai defunta rivista Musiche) a Manitù Rossi, insieme ad un articolato saggio critico di Walter Rovere, loro amico di vecchia data, nonché critico musicale. Il tutto è stato coprodotto insieme alla Sussidiaria di Daniele Carretti. Se siete fortunati, potreste accaparrarvi una delle cinquanta copie (su cinquecento stampate) contenente un bonus cd con uno sterminato brano inedito, "Aria Dura", della durata di cinquanta minuti (!). Purtroppo, si tratta di una loro sorpresa dell'uovo di pasqua e quindi, la probabilità che voi riusciate a essere uno dei cinquanta fortunati è assolutamente casuale.
(24/04/2014)